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Covid, l’Aifa sconsiglia l’uso del farmaco antivirale Parvulan per curare il virus

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Il farmaco antivirale Parvulan
Può essere anche un rischio per la salute utilizzare il farmaco antivirale Parvulan, contenente Corynebacterium parvum e privo di autorizzazione all’immissione in commercio in Italia, legalmente registrato e commercializzato in Brasile, per combattere il Covid. E’ l’alert diffuso dall’Aifa e pubblicato sul suo portale. Stimolante dell’immunità innata, coadiuvante nel trattamento di infezioni dermatologiche di origine virale, batterica, fungina e protozoaria, coadiuvante in infezioni sistemiche e locali, il farmaco ha un effetto regressivo sulle neoplasie solide, ma è anche coadiuvante nel trattamento dell’acne. Sulla base delle comunicazioni e delle richieste pervenute da parte dei pazienti, “ivi incluse – scrive l’Aifa – quelle riguardanti le tipologie di vaccino considerate valide ai fini del rilascio del Green Pass vaccinale, è stato possibile rilevare un utilizzo del medicinale diverso da quello dichiarato nella richiesta di importazione: il Parvulan risulterebbe essere proposto fuori indicazioni (off label, quindi al di fuori dei vincoli previsti nel citato Dm 11/2/97) come terapia per la prevenzione del Covid-19, in alternativa ai vaccini autorizzati”.  Sul tema la Commissione tecnico scientifica dell’Aifa ha emesso un parere, in cui si sottolinea che “l’utilizzo del medicinale Parvulan nella profilassi dell’infezione da Sars-Cov-2” non è sostenuto “dalle benché minime evidenze di efficacia e sicurezza”. Si sottolinea, inoltre, che “anche il razionale di tale utilizzo risulta largamente insufficiente, tanto è vero che la Commissione non aveva ritenuto possibile autorizzarne l’uso nemmeno nell’ambito di una sperimentazione clinica. Il possibile uso del farmaco in sostituzione dei vaccini autorizzati (per i quali sono invece disponibili solidi dati di efficacia e sicurezza) rappresenta pertanto un potenziale pericolo per la salute delle persone a motivo, oltre che del profilo di sicurezza quantomeno incerto, anche dell’ingiustificato senso di protezione che il trattamento potrebbe generare a dispetto della mancanza di un’efficacia documentata”.

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