venerdì, Aprile 19, 2024

In Europa sono quasi 20 milioni i bambini che crescono in povertà

In Europa sono in aumento i livelli di povertà minorile e gli importanti progressi fatti in questo campo dall’Unione Europea e dai singoli Paesi negli ultimi anni rischiano di essere vanificati. Sono quasi 20 milioni i bambini che crescono in povertà: sebbene l’Ue sia una delle regioni più ricche e con meno diseguaglianze al mondo, i bambini di tutti Paesi europei stanno affrontando livelli di povertà inaccettabili, nessuno escluso. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto di Save the Children, ‘Garantire il futuro dei bambini – Come porre fine alla povertà minorile e all’esclusione sociale in Europà, che prende in analisi 14 Paesi in Europa, di cui 9 Ue e 5 extra Ue. In Italia, “le stime mostrano che nel 2020 i bambini in povertà assoluta sono 200.000 in più rispetto all’anno precedente”, si legge nel rapporto. Complessivamente i bambini in condizioni di povertà assoluta sarebbero oltre un milione.  In Germania, uno dei Paesi più ricchi al mondo, un bambino su 4 cresce a rischio di povertà, mentre in Spagna e in Romania, un bambino su tre vive al di sotto della soglia di povertà. Nei Paesi dei Balcani occidentali, dove i tassi di povertà minorile già negli anni precedenti variavano dal 49,4% in Albania al 30,6% in Bosnia-Erzegovina e al 20,7% in Kosovo, la situazione è ancora più grave. Secondo il rapporto di Save the Children, i bambini più vulnerabili e più colpiti dalla povertà sono coloro che crescono in famiglie numerose o monoparentali, i bambini con un background migratorio, con disabilità, appartenenti a minoranze etniche e quelli che vivono nelle aree rurali o più svantaggiate. Difatti, in Svezia, il 58% di tutte le famiglie monoparentali di origine straniera è a rischio povertà, così come fanno parte di famiglie monoparentali il 45,2% dei bambini che ricevono sussidi sociali in Germania. In Italia, sono più esposte alla povertà le famiglie numerose con almeno 5 componenti e le famiglie con un background migratorio, mentre in Spagna e nei Paesi Bassi circa il 40% dei bambini a rischio povertà proviene da famiglie che lavorano, sfatando il mito che i bambini che crescono in povertà provengano da famiglie con genitori disoccupati. In Irlanda del Nord, ad essere più esposti alla povertà sono i bambini delle comunità etniche, con due bambini su tre (66%) che crescono in povertà, quasi tre volte la cifra nazionale. I dati sono riferiti al 2020 quando si e’ registrato un peggioramento delle condizioni dovuto anche al covid. Secondo il rapporto “i bambini bisognosi in tutta Europa sono spesso in sovrappeso o affrontano obesità. In Italia, ad esempio, il 20,4% dei bambini è in sovrappeso e il 9,4% deve affrontare l’obesità”. Altro fattore considerato è la “privazione abitativa”. “Nella maggior parte dei paesi, le famiglie povere vivono in famiglie inadeguate e sovraffollate, che spesso condividono le proprie case con famiglia a causa degli alti canoni degli affitti e delle risorse finanziarie insufficienti della famiglia. Il rischio di sfratto è anche una sfida seria, soprattutto in Italia, Spagna, Romania e Nord Irlanda”. L’Italia comunque, come altri paesi quali Romania, Lituania e Spagna ha “iniziato a introdurre necessarie riforme”, “che richiedono almeno il 5% di fondi da stanziare per ridurre la povertà infantile e l’esclusione sociale e migliorare il sistema di assistenza sociale per i bambini e le loro famiglie”. Gli unici Paesi – tra i 9 Paesi Ue presenti nel rapporto – in cui i tassi di povertà minorile sono diminuiti durante la pandemia sono Danimarca, Svezia e Lituania. Milioni di bambini in tutta Europa non hanno alcun accesso o hanno accesso limitato all’istruzione e ai servizi educativa per la prima infanzia – spesso di bassa qualità. Molti altri milioni non hanno accesso a cibi sani causando un aumento dei livelli di obesità e di malnutrizione cronica infantile. La salute mentale dei bambini è una sfida chiave in tutti i Paesi e la maggior parte dei bambini poveri in Europa vive in condizioni abitative inadeguate o in situazioni di sovraffollamento, devono far fronte alla perdita della casa e il rischio di sfratto è all’ordine del giorno per la maggior parte di loro.
Redazione
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