domenica, Maggio 5, 2024

Covid, l’Iss conferma: alta la protezione della terza dose contro la variante Omicron

Sull’efficacia dei vaccini anti-Covid nei confronti della variante Omicron è emersa un’efficacia maggiore verso la malattia sintomatica due settimane dopo il booster, comparabile o leggermente inferiore a quella verso Delta. Lo scrive l’Istituto superiore della Sanità nelle faq pubblicate sul sito sulla base dei dati, non esaustivi, arrivati finora da Sud Africa, Regno Unito, Danimarca. I test già in uso basati su Pcr rilevano l’infezione anche con Omicron. A causa delle mutazioni, perdono efficacia molti anticorpi monoclonali. “Al momento – sottolinea l’Iss – ci sono ancora dati limitati che indicano una riduzione significativa nell’efficacia vaccinale contro la malattia sintomatica da Omicron rispetto a quella da Delta dopo due dosi di vaccino Pfizer o AstraZeneca”.
Scarsa efficacia dopo prima e seconda dose
Uno studio non ancora sottoposto a peer review riporta comunque una perdita di efficacia del ciclo primario (prima e seconda dose) rispetto all’ospedalizzazione, sebbene di livello minore rispetto alla malattia sintomatica. A rilevare l’infezione anche in presenza di Omicron sono i normali test già in uso basati su Pcr, quelli antigenici rapidi diretti che sono diretti verso la proteina nucleocapsidica e conservano la loro capacità diagnostica.
Meno efficaci molti anticorpi monoclonali
Quanto alle terapie, l’Iss spiega che i corticosteroidi e gli antagonisti dell’IL6 rimangono efficaci nel trattamento dei pazienti gravi. Mentre alcuni studi osservano una perdita di efficacia di molti anticorpi monoclonali a causa delle mutazioni presenti nella variante Omicro
Maggiore trasmissibilità
Da evidenze consistenti emerge che Omicron ha una maggiore trasmissibilità rispetto alla variante Delta in Paesi con una documentata trasmissione di comunità, con un tempo di raddoppio di 2-3 giorni e che Omicron potrebbe diventare la variante predominante in poche settimane.
Dai primi dati minore il rischio ricovero
Intanto, i dati sulla gravità clinica dei pazienti infettati con Omicron sono ancora preliminari e suggeriscono una riduzione del rischio di ricovero per Omicron rispetto a Delta. Tuttavia il rischio di ricovero è solo uno degli aspetti della gravità della malattia: “Servono maggiori dati da diversi Paesi per capire come gli altri indicatori (l’uso di ossigeno, ventilazione meccanica o la mortalità) siano associati a questa variante nei casi severi. Al momento non è ancora chiaro fino a che punto la riduzione osservata del rischio di ricovero possa essere attribuita all’immunità da infezioni precedenti o vaccini, o quanto Omicron possa essere meno virulenta. Comunque, ricorda l’Istituto superiore di sanità, tutte le varianti del Covid possono causare malattia grave o morte, in particolare nelle persone più vulnerabili per età o condizione fisica. L’Iss raccomanda infine alla popolazione le strategie per ridurre la diffusione del virus: raggiungere i più alti tassi possibili di vaccinazione rimane l’arma principale per ridurre il rischio di trasmissioni di Covid e picchi significativi nei casi, oltre che per ridurre la probabilità che emergano nuove varianti. Le misure rimangono uguali anche per questa variante: mantenere una distanza di almeno un metro dagli altri, indossare la mascherina con particolare attenzione soprattutto negli ambienti chiusi o affollati, tossire o starnutire nel gomito o in un fazzoletto, frequente igiene delle mani, adeguata ventilazione negli ambienti chiusi. Se possibile, prenotare al più presto la dose booster o, se non si è vaccinati, l’appuntamento per la prima dose.
Redazione
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