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giovedì, Ottobre 3, 2024

Norvegia, l’uomo che nel 2011 uccise 77 persone chiede la libertà vigilata: “Sono cambiato”

Il 22 luglio 2011, dopo quattro mesi di preparativi, Anders Behring Breivik fece esplodere un’autobomba davanti alla sede del governo norvegese a Oslo, furono otto le vittime e decine i feriti. Non soddisfatto, mise in atto la seconda parte del suo piano. Si recò al campo estivo annuale dell’ala giovanile del partito laburista, che si teneva sull’isola di Utoya e apri il fuoco. Morirono 69 persone, molti sotto i venti anni, poi Breivik si arrese alla polizia. A seguito del processo venne condannato alla pena massima di 21 anni. La legge però contiene due clausole: la prima è che il condannato possa chiedere un’udienza per ottenere la libertà vigilata dopo 10 anni; la seconda che possa essere trattenuto a tempo indeterminato se ancora considerato un pericolo per la società, rivedendo tale giudizio ogni 5 anni. L’estremista che durante il processo si vantò del gesto proclamandosi “il più grande difensore della cultura conservatrice in Europa dal 1950”, era tornato già in aula una volta nel 2016 quando intentò una causa contro le autorità norvegesi per violazione dei diritti umani in merito alle condizioni della sua detenzione. Anche in quell’occasione Breivik ripropose in aula il saluto nazista ma adesso si dice cambiato e proprio domani si recherà nuovamente in aula per chiedere la libertà condizionale affermando di non essere più un pericolo. Randi Rosenqvist, la psichiatra che ha seguito l’uomo dalla sua incarcerazione nel 2012, non sembra essere d’accordo: “Posso dire di non rilevare grandi cambiamenti su come Breivik funziona”. Rosenqvist presenterà il rapporto psichiatrico all’udienza, che solitamente è cruciale se i criminali vogliono dimostrare di non essere più pericolosi.  Anche Berit Johnsen, professore di ricerca presso lo University College of Norwegian Correctional Service è dello stesso parere: “penso che sia abbastanza ovvio che c’è ancora un alto rischio che commetta nuovi crimini se viene rilasciato”, quindi la scarcerazione non pare probabile. I familiari delle vittime temono però che possa usare l’opportunità dell’udienza per attirare l’attenzione sulle sue opinioni estreme e ispirare persone che la pensano come lui. L’udienza dovrebbe durare tre giorni, ma ci vorranno diverse settimane prima che la sentenza venga annunciata.
Redazione
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