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Archiviazione del caso dei Marò, le motivazioni della Procura di Roma: “Spararono per legittima difesa convinti di sotto attacco”

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Appena 24 ore dopo l’archiviazione del procedimento a carico di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone arriva la motivazione del Gip. “È chiarissimo come, più che legittimamente Latorre e Girone si trovassero in una situazione tale da far pensare a un attacco di pirati alla Enrica Lexie” scrive il giudice Alfondo Sabella. La procura di Roma aveva sollecitato l’archiviazione del fascicolo – aperto dal 2012 un fascicolo affidato al pm Erminio Amelio – lo scorso 9 dicembre.  “Nessuna perplessità” scrive Sabella, “potrebbe giammai residuare sul fatto che i due militari abbiano agito in stato di legittima difesa, almeno, putativa. Potrebbe invero discutersi sul fatto che, in sede di quell’azione reputata difensiva abbiano, per errore, determinato da imprudenza o imperizia, sparato direttamente qualche colpo contro l’imbarcazione che avevano percepito come fonte di minaccia, ma in tal caso, come ha correttamente rilevato il pm, il relativo delitto ex art. 589 del codice penale (omicidio colposo, ndr.) ad oggi sarebbe ampiamente e irrimediabilmente prescritto”. Dal 2012 a piazzale Clodio era stato aperto un fascicolo di indagine per omicidio. “Quello che non può realisticamente essere messo in dubbio – scrive il gip – riguarda la chiarissima e oltremodo motivata convinzione dei marò di trovarsi in presenza di un attacco di pirati, ragion per cui la loro azione, offensiva e difensiva, è da ritenersi scriminata ex articolo 52 c.p (legittima difesa, ndr.) e qualora residuasse nella loro condotta un qualche profilo colposo, ovviamente tutto da accertare, il relativo reato di omicidio colposo sarebbe definitivamente prescritto ragion per cui non rimane che accogliere la richiesta di archiviazione formulata dal pm”.  I due fucilieri erano stati interrogati in Procura lo scorso luglio. Latorre e Girone furono già ascoltati dai pm di Roma il 3 gennaio del 2013 e nello stesso anno i pm capitolini disposero una perizia sul computer e su una macchina fotografica che si trovavano a bordo della Enrica Lexie, la nave su cui erano in servizio Latorre e Girone. La procura nel motivare la richiesta di archiviazione spiegava di non aver riscontrato elementi sufficienti ad attribuire in modo univoco il fatto ai due indagati

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