venerdì, Marzo 29, 2024

La bozza della riforma delle Giustizia: i magistrati eletti non potranno mai più svolgere la professione

magistrati che hanno ricoperto cariche elettive di qualunque tipo o incarichi di governo (nazionale, regionale o locale) al termine del mandato, non possono più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale” Lo prevede la bozza della riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario che arriverà stamattina sul tavolo del Consiglio dei ministri. Intanto è terminato il preconsiglio, la riunione preparatoria del Cdm. “Nessun rinvio” della riforma del Csm, va “oggi in Consiglio dei ministri al 100%”. La conferma arriva da fonti di Palazzo Chigi, dopo che in preconsiglio – la riunione preparatoria del Cdm – i partiti avevano chiesto più tempo e Fi, in particolare, aveva sollevato dubbi sulla riforma dell’organo di autocontrollo della magistratura. Il Cdm, inizialmente convocato alle 10, e intanto slittato alle 11. Subito dopo, il premier Mario Draghi terrà una conferenza stampa. I magistrati ordinari vengono in quel caso collocati fuori ruolo presso il ministero di appartenenza si legge ancora. I magistrati amministrativi e contabili vengono collocati fuori ruolo presso la presidenza del Consiglio dei ministri, l’Avvocatura dello Stato. Resta la possibilità di assumere altri incarichi fuori ruolo presso altre amministrazioni e di assumere funzioni non giurisdizionali presso le sezioni consultive del Consiglio di Stato, le sezioni di controllo della Corte dei Conti e l’Ufficio del Massimario della Corte di cassazione. La bozza prevede inoltre il divieto di esercitare in contemporanea funzioni giurisdizionali e ricoprire incarichi elettivi e governativi, come invece possibile oggi. Questo divieto vale sia per cariche elettive nazionali e locali; sia per gli incarichi di governo nazionali/regionali e locali. E’ previsto l’obbligo di collocarsi in aspettativa senza assegni per l’assunzione dell’incarico (oggi – almeno in alcuni casi – c’è cumulo di indennità con stipendio del magistrato). Si introducono divieti che impediscano il ripetersi di casi di magistrati che svolgano in contemporanea funzioni giurisdizionali e incarichi politici, anche se in altro territorio. I magistrati che si sono candidati in competizioni elettorali e non sono stati eletti, per tre anni non possono svolgere funzioni giurisdizionali. La destinazione sarà individuata dai rispettivi organi di autogoverno. La stessa disciplina, divieto di svolgere funzioni giurisdizionali per tre anni, si applica ai capi di gabinetto, ai segretari generali presso i ministeri o ai capi dipartimento.
Redazione
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