Home Ladispoli Grando: “I rifugiati necessitano di molte cose”

Grando: “I rifugiati necessitano di molte cose”

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Il Sindaco di Ladispoli, Alessandro Grando
“In poco più di due settimane abbiamo intercettato già 50 persone provenienti dall’Ucraina”. A dichiararlo è stato il Sindaco di Ladispoli Alessandro Grando ieri mattina intervistato da Fabio Bellucci per CentroMareRadio. Il Sindaco ha spiegato la situazione: una buona parte di questi cittadini ucraini giungono per ricongiungimenti familiari. “Da un certo punto di vista questa è una buona cosa – spiega Grando -: hanno così già un tetto sopra la testa, ma possono comunque essere privi di molte cose”. La maggior parte delle persone che fuggono dalla guerra, partono con le poche cose che hanno addosso. “Necessitano di abiti, in alcuni casi di cibo, ma anche di assistenza medica”, dice il Sindaco. “Per la possibilità di dover accogliere invece chi non ha contatti in città ci stiamo preparando al meglio – aggiunge -. Faccio un appello ai privati e alle strutture ricettive: la loro disponibilità sarà poi comunicata alla Prefettura”. Anche Miska Morelli sottolinea come ai rifugiati in arrivo servano generi di prima necessità, ma anche cose come i caricabatterie dei cellulari: “Partono lasciando a casa qualsiasi cosa”. Il supporto è dato dalle associazioni di Protezione Civile della città: i centri di raccolta dei generi di prima necessità sono nella sede scolastica di via Castellamare. “Per i vestiti invece se ne occupa l’associazione Animo Humanitas”, dice Morelli. Morelli aggiunge anche che in città hanno ricevuto l’aiuto di ragazzi che da anni vivono in Italia e che sono disponibili a fare da traduttori: “C’è anche una psicologa di origini ucraine”. Fiovo Bitti spiega invece che l’istituzione scolastica si sta attrezzando per accogliere i rifugiati più giovani in età scolare. “Per i più piccoli ci stiamo organizzando tramite la cooperativa per degli spazi negli asili nido”, dice Bitti. “Qualche difficoltà in più la stiamo trovando nelle fasce di età superiore, fino ai 14 anni”, spiega. E per quelli più grandi ricorda che l’Istituto Alberghiero è stato disponibile ad accoglierli per insegnare loro attività pratiche. Bitti sottolinea come questa disponibilità sia anche per permettere ai più giovani di imparare l’italiano più agevolmente rispetto a come potrebbe essere fatto fuori dalla scuola. Perché il quadro che si delinea è di una permanenza forse non breve. Cerca di spiegarlo a sua madre anche Viktoriia, intervistata sempre da Bellucci, che dice come chi viene dall’Ucraina non ha assolutamente idea di quando rientrerà: “Comunque tutto della loro vita è cambiato”. (Fonte Baraondanews.it)
AGGIORNAMENTO del 14.03.2022 ore 16.40

La storia di Yana e di altre mamme fuggite dall’Ucraina

Yana ha 28 anni e due bambini: le bombe l’hanno costretta a fuggire per metterli al sicuro e dopo un viaggio durato cinque giorni, attraversando tre nazioni, ha raggiunto Ladispoli. È partita dal confine ungherese su un pullman che attraverso la Slovenia l’ha portata fino a Roma, presso la basilica di Santa Sofia. Suo marito è rimasto in Ucraina e vorrebbe arruolarsi come volontario per scacciare i russi. Yana e i suoi figli, di 2 e 4 anni, hanno trovato ospitalità presso Oksana e sua figlia, anche loro ucraine, ma che vivono a Ladispoli da molti anni. Oltre a Oksana ci sono i volontari del gruppo comunale di Protezione civile di Ladispoli, la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù e la Croce Rossa ad aiutarli. Anche un’altra ragazza ucraina con un bimbo in fasce è stata accolte da Oksana. Un gesto di amore, altruismo e solidarietà rivolto a persone che neanche conosce, ma a cui ha aperto la porta di casa propria. Yana è grata per il grande dono che le è stato dato, ma la preoccupazione è tanta. Il desiderio è quello di poter tornare presto a casa sua, con suo marito, e ricostruire ciò che le bombe stanno distruggendo. Sono tanti i rifugiati giunti fino a Ladispoli per fuggire dalla guerra. Lilia, di appena 21 anni, è scappata con suo figlio da Odessa: ora è ospite dell’associazione “Aspettando un angelo” di Raimondo Perretta. “Ho detto a mio figlio che siamo qui in vacanza” per non farlo preoccupare. Il padre è rimasto a combattere in Ucraina. Lilia ha portato solo l’essenziale: pochi abiti e la copertina preferita del bambino. Non tutte le mamme sono riuscite però ad allontanarsi dall’Ucraina. Lo racconta Annalisa Burattini del gruppo comunale di Protezione civile: “C’è una donna bloccata a Kiev con i suoi bambini. È in contatto con la famiglia che è qui a Ladispoli. Ha provato a scappare scrivendo sull’auto “bambini a bordo”, perché prima nessuno sparava sulle auto con questa scritta, ma purtroppo ora lo fanno”.

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