domenica, Aprile 28, 2024

Roma, sentenza dell’omicidio Cerciello Rega: pena ridotta per Lee Elder Gabriel Natale, 24 e 22 anni di carcere

La corte d’Assise d’Appello di Roma ha ridotto le condanne per Finnegan Lee Elder e per Gabriel Natale Hjorth, studenti americani accusati dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ucciso con undici coltellate a Roma nel luglio del 2019 durante una colluttazione. Per Elder la condanna scende a 24 anni, mentre per Hjorth a 22 anni. In primo grado i due americani erano stati condannati entrambi all’ergastolo. Una sensibile riduzione dovuta al riconoscimento delle attenuanti generiche anche se i giudici hanno ribadito l’impianto accusatorio della Procura generale che contestava ai due il concorso in omicidio volontario. Nei loro confronti il procuratore generale aveva chiesto la conferma del carcere a vita per Elder e per Hjorth una riduzione di pena a 24 anni in quanto, aveva spiegato il sostituto procuratore generale Vincenzo Saveriano, “non è l’autore materiale” del delitto. Delitto ritenuto particolarmente “efferato, al limite della crudeltà” “Il sacrificio di mio marito non deve essere dimenticato: un servitore dello Stato ucciso nel momento più felice della sua vita. Il dovere della memoria non è solo di noi familiari ma è di tutti”. Così Rosa Maria Esilio, vedova di Cerciello Rega dopo che i giudici di appello hanno ridotto le condanne ai due imputati per l’omicidio. Il vicebrigadiere, 35 anni, si era sposato da poco ed era appena rientrato dal viaggio di nozze.
La difesa di Elder: “Schifoso compromesso”
“Che schifo. Un compromesso per cercare di salvare un mentitore ma noi contiamo sempre sull’estistenza di un giudice a Berlino e a Strasburgo. Quello che è successo è indegno. Restano le bugie del testimone principale. Mi riferisco alle 53 bugie di Varriale”. Così l’avvocato Renato Borzone, difensore insieme con il collega Roberto Capra di Finnegan Lee Elder. In apertura di udienza Elder ha chiesto di fare dichiarazioni spontanee definendosi “dispiaciuto per quanto avvenuto” ma ribadendo che “non sapeva” che Cerciello e il suo collega di pattuglia Andrea Varriale “fossero carabinieri”.
I legali di Hjorth: “Speravamo fosse riconosciuta l’innocenza”
“Sono state concesse le attenuanti generiche. Non nascondo una grande delusione perché avevamo sicuramente dimostrato l’estaneità di Natale Hjorth: lui non ha visto e non ha potuto valutare neanche le conseguenze di quanto successo. Leggeremo le motivazioni e credo che sarà non facile motivare una condanna in una vicenda così complessa. In una situazione come questa ci aspettavamo fosse riconosciuta l’innocenza”. Così l’avvocato Francesco Petrelli, difensore di Christian Gabriel Natale Hjorth.
La ricostruzione dei fatti
Secondo quanto ricostruito, tutto partì dal tentativo fallito dei due americani, all’epoca 19enni in vacanza a Roma, di comprare della cocaina a Trastevere. Durante un successivo incontro con il pusher i due avrebbero rubato lo zaino del mediatore, Sergio Brugiatelli. Quest’ultimo, dopo aver ricevuto la telefonata dei due statunitensi con la richiesta di riscatto – il classico ‘cavallo di ritorno’ -, aveva allertato i carabinieri. Così era scattata l’operazione: all’appuntamento fissato nel quartiere Prati era stata inviata una pattuglia di militari in borghese, il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega e il collega Andrea Varriale. Quella stessa pattuglia, seppure in borghese, secondo la versione di Varriale e la ricostruzione dell’accusa qualche istante prima si era qualificata di fronte ai ragazzi. Ma quando i militari sono giunti sul posto chiedendo i documenti, è scattata la reazione violenta e improvvisa, in particolare di Elder che ha colpito Cerciello Rega con numerosi fendenti. Varriale, impegnato in un corpo a corpo con l’altro americano, non riesce a soccorrere in tempo il collega. Secondo quanto emerso dalle indagini, nessuno dei due aveva una pistola. Elder e Hjorth vengono arrestati nel loro albergo poche ore dopo. Proprio oggi, infine, il gup della Capitale ha rinviato a giudizio Italo Pompei, il presunto pusher da cui i due americani volevano acquistare cocaina, per avere reso false testimonianze nel processo di primo grado.
Redazione
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