lunedì, Aprile 29, 2024

Il Centrodestra ha scelto Gianni Moscherini, il Sindaco del fare

Verso le elezioni, Intervista esclusiva – Cerveteri da paese sclerotizzato a città dinamica

di Alberto Sava
Dopo venti anni di amministrazioni di centrosinistra e dieci anni di dominio di Alessio Pascucci, i nodi amministrativi e politici di questo comune sono tutti arrivati al pettine. Gli elettori di Cerveteri, a maggioranza di area moderata, il 12 giugno potranno ritornare a votare per un centrodestra unito, politicamente maturo e pronto al governo di Cerveteri, che vuole passare da paese sclerotizzato a città dinamica. Lo chiedono con forza da sempre i cittadini stanchi della sciatta insipienza. “Cerveteri da paese a città” è lo slogan che sintetizza il programma elettorale del centrodestra, affidato al candidato sindaco Gianni Moscherini, scelto e voluto dalle liste civiche storiche di Cerveteri e dai partiti. Noi abbiamo intervistato Gianni Moscherini, che ricordiamo è un manager pubblico di assoluto prestigio.
Cosa l’ha spinta ad accettare la candidatura a Sindaco di Cerveteri?
“Per la conoscenza che ne avevo, quella vissuta ma anche quella percepita con l’occhio e con il cuore, mi appariva come un paese che non aveva la dimensione della città. Posso dire che ho osservato con attenzione e nel contempo sono andato a vedere le carte e secondo me chi ha amministrato ha fatto poco e niente. Di quello che è la amia visione ovviamente. Per esempio, il turismo, Cerveteri non ha niente da invidiare, se sviluppata nel modo giusto, a Rimini o Riccione, ma nemmeno ad altri posti premiati dalla natura, non avrebbe niente da invidiare. Se la gente, il popolo, mi onorerà del voto, è questo uno dei punti su cui cercherò di dare il meglio di me stesso. Sul fare, vanno coinvolti i cittadini, i gruppi sociali e gli imprenditori. Non ci si può permettere il lusso di dire sempre ci pensa il Comune, il comune finanzia. Il comune è l’organo di coordinamento del vivere. E quindi si vive anche di turismo che se fatto in un certo modo, dà risultati certi. Quello che c’è a Cerveteri non so come definirlo. C’è l’archeologia, la storia. Le Necropoli è patrimonio Unesco, hanno un valore mondiale. Quello che c’è oggi fuori, le tombe attuali, è solo il 15% di quello che c’è ancora sotto. Cosa aspettiamo a fare Pompei dell’Etruria? Non bisogna inventare, bisogna continuare gli scavi, sentire i professori, e si può anche sviluppare questa attività che, da una parte sviluppa anche il turismo che diventa plurimo. Intanto, se punti sul mare, unisci lo sviluppo del divertimento e quello della cultura, le terme che qui ci sono. Sviluppiamo Pian Della Carlotta! C’è gente che vive ancora in condizioni di abusivismo, Ostilia e via discorrendo. Va chiuso quel capitolo, si prendono le carte, ci sono i magistrati e i diritti dei cittadini da salvaguardare. Ecco che come vedi l’elenco si allunga. Un’altra spinta ad accettare la candidatura è stato il fascino che suscita in me Cerveteri, un richiamo legato alla profondità della cultura etrusca. Devo dire che la richiesta di candidarmi è arrivata direttamente dalle liste civiche storiche del centrodestra cerveterano. E io ho per tutte le liste civiche ho una sorta di richiamo fraterno. A partire da questo, si è riflettuto sul fatto che altri partiti avrebbero potuto condividere la mia candidatura. Poi i tre partiti di centrodestra, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, hanno unanimemente condiviso i ragionamenti delle liste civiche storiche cerveterane, che potevo essere un’opportunità per Cerveteri, avendo il curriculum giusto: ci sono le cose del fare che io con la squadra possiamo fare. E anche qui ho in testa, e lo dirò nelle prossime settimane, la squadra, non di chiacchieroni, del fare. Ecco, questa è un po’ la visione”.
Il progetto Moscherini: Cerveteri da paese a città. Come?
“Sul tappeto ci sono idee progetti e penso che il momento sia positivo perché con i fondi del PNRR, i fondi europei, più attraverso progetti da presentare presso la Regione Lazio, si possa accedere a finanziamenti molto importanti. E se devo dire la verità, io ci sto già lavorando. Il modo c’è, le cose da fare sono tante. Però sto ricevendo spontaneamente una risposta della gente che mi fa arrivare per terze persone la richiesta di una possibilità di dialogo diretto con me. Questo è quello che mi piace, a Civitavecchia ricevevo tutti e quelli che stavano peggio prima degli altri. La molla che può far vincere la politica del fare è far diventare i cittadini una comunità collaborante per sviluppare ulteriormente parti del progetto che viene presentato con l’ipotesi di Moscherini Sindaco, perché il mondo va avanti. Io sono membro anche di una nuova associazione che si chiama Senior ma non solo, un’associazione di pensionati soprattutto, diventata nazionale, il cui problema è fare della proposte, ecco la logica del fare, per contrastare l’idea che tutto ciò che è vecchio è roba da scartare. No. Dobbiamo riportare nella società civile, nella comunità delle famiglie, quella ricchezza che c’era prima tra i nonni, gli zii, con le nuove generazioni. Erano i primi professori di vita. Ed ecco il senso del titolo, Associazione Senior e non solo, perché dobbiamo arrivare a capire che il tempo è uguale per tutti. I fatti a cui stiamo assistendo in questi giorni in Ucraina, ci dovrebbero far riflettere sul senso della vita. Il fatto che oggi i ragazzini di una certa età, 5-6-7 anni, sono più innamorati dei telefonini che dei genitori, non può diventare soverchiante dei rapporti umani. Deve essere lo strumento per avere maggiori capacità. Mi hanno chiesto di entrare nel direttivo dell’Associazione e anche lì sto dando un contributo, spero utile. Senior e non solo. Non abbiamo mai pensato per esempio che a Cerveteri mancano le case di riposo per gli anziani, a parte che manca pure il cimitero perché non sappiamo più dove portare i defunti. Prima Ladispoli accettava di ospitare i morti di Cerveteri, oggi non lo fa più perché non basta il posto nemmeno per loro. Le case di riposo, le case di divertimento per il mare, perché la vita è fatta di due futuri a cui la politica deve dare una risposta. Il futuro remoto e prossimo che è quello delle nuove generazioni, e il futuro immediato, perché oggi ci sono e domani non lo so. Ma io devo dare alla vita degli anziani la stessa gioia di vivere, come devo vivere gli anni della vecchiaia? Unione stretta tra il futuro prossimo e il futuro remoto. Con la logica del fare che colleghi tutti gli strumenti, anche su questo fronte va ridisegnata Cerveteri. Concludo sottolineando che ho risposto alla domanda tracciando una cornice generale perché a breve ci sarà la presentazione ufficiale della mia candidatura e non ho voluto bruciare in anticipo e proposte che farò direttamente in quella occasione che sarà la vera apertura ufficiale della campagna elettorale del centrodestra a Cerveteri, che dopo 20 anni di divisioni si presenta unito agli elettorale e già questa è una vittoria importante!”.
AGGIORNAMENTO del 11.04.2022 ore 18.50

Gianni Moscherini, un uomo tra sfide e successi

Cerveteri è entrata in piena campagna elettorale e gli elettori hanno fame di notizie, sapere e conoscere il più possibile di chi è candidato a guidare il Comune per i prossimi cinque anni. Oggi approfondiamo la conoscenza di Gianni Moscherini, il candidato a sindaco che ha già vinto la prima sfida ancor prima di scendere in campo: riunire il centrodestra cerveterano dopo due decenni di spaccature. Nella intervista che segue è lo stesso Gianni Moscherini che si racconta. Un curriculum che parla da solo: Sindaco di Civitavecchia, presidente dell’Autorità portuale, insomma, un’esperienza lunga quella che lo ha portato a Cerveteri. “Intanto, come dico a volte, scherzando con gli amici, nelle mie otto vite già fatte, ci sono i momenti produttivi dal punto di vista sociale, imprenditoriale per esempio quelli legati al porto, ma io mi vanto anche di essere stato mandato a fare il missionario in Africa, all’età di 18 anni. Sono stato quattro anni, poi morì mio padre, le mie sorelle erano minorenni, e così tornai a casa per accudirle. Nelle mie otto vite c’è anche la parte di dirigente, direttore di imprese private, da sindacalista perché io ho sempre difeso chi stava peggio di me, venendo da una famiglia poverissima ho avuto una sensibilità diversa. E poi il sindacato, la politica, io sono uno che ha dato il proprio contributo anche al dibattito politico serio, quello del fare. Io sono sempre stato l’uomo del fare, in qualunque ruolo sono stato collocato, ho sempre fatto delle cose. Provo a raccontarne alcune. Quando arrivai in Africa, avevo 18 anni, e vedevo questa massa di coetanei miei che non avevano niente da fare. C’era una scuola poco organizzata, e stavano costruendo vicino alla nostra missione la diga Inga, che è famosa, che era all’epoca la diga più grande del mondo, costruita dagli italiani, nel Congo. Io dissi: ma possibile che questi ragazzi non debbano avere accesso alla cultura internazionale, non solo a quella tribale, tradizionale africana. Allora feci una lettera, perché il Paese è francofono, feci una lettera alle università francesi, chiedendo in regalo un po’ di libri alla missione da far leggere ai ragazzi. Mi sono arrivati cinque contenitori dalle università di libri meravigliosi. E allora, il pensiero che ho avuto è stato, dove li metto questi libri? Sono andato a chiedere aiuto ai nostri italiani impegnati nella costruzione della diga di Inga, e mi hanno costruito un bel capannone che si chiamava Le Centre cultural, e il nome del villaggio. Pieno dalla mattina alla notte di ragazzi che andavano a leggere e studiare. Quando non capivano, facevano domande. Io vado orgoglioso di questa cosa, piccola, che però affrontava un grande problema. Poi la vita è andata avanti, come succede per tutti. Ho fatto il direttore, il capo del personale, in una fabbrica di botti nel Veneto, ho fatto il direttore in un’agenzia marittima di Livorno dove arrivai tramite domanda fatta sul giornale. Per dire come sono fatto io, la politica del fare, quando misi l’annuncio sul giornale, dissi pressappoco le mie caratteristiche e che cercavo lavoro. Mi risposero in due, una era l’Art Caffè, una fabbrica per fare le bustine ecco; e l’altra era l’Agenzia Marittima Fremura che ancora esiste. Non sapevo niente del mondo marittimo, portuale. Quando sono andato al colloquio all’Art Caffè, volevano che iniziassi subito a lavorare con contratto a tempo indeterminato. Dissi, io vi ringrazio, però ho un altro appuntamento domani e per correttezza andrò anche lì. Sono andato al colloquio con l’Agenzia Marittima, lo ricorderò sempre, e il proprietario mi disse, finora abbiamo assunto gente che conosceva il mestiere ma non aveva le sue qualità, ancora non so a quali qualità si riferisse. Questa volta vogliamo provare a fare il contrario. Prendiamo uno che ha le sue qualità che non conosce il mestiere. Però il rapporto di lavoro sarà a tempo determinato per sei mesi. Farà un mese in ogni settore, alla fine rifaremo una prova, se andrà bene sarà assunto a tempo indeterminato. Un’altra persona nei miei panni avrebbe scelto l’Art Caffè, perché avrebbe avuto già il posto fisso da dirigente. Io no, perché mi chiamo Moscherini. Scelsi quello più difficile, il più incerto, ma il più affascinante, motivante. Ed è lì che è cresciuta, chiamiamola carriera, politico-sindacale perché poi sono diventato anche vicepresidente europeo dei sindacati dei porti. Sono stato membro della commissione ministeriale che preparò la riforma delle autorità portuali, prima erano enti, e devo dire che modestamente qualche idea la spesi per quella riforma. Dopodiché il Governo mi affidò l’incarico di istituire l’autorità portuale di Roma. Era l’autorità portuale di Civitavecchia, ma io le cambia nome perché volevo darle la proiezione. Un imperatore l’aveva fatta nascere per un motivo semplice. Perché il grano veniva dal nord Africa ai tempi dell’Impero Romano. E quando il Tevere si insabbiava, il popolo non mangiava più, e normalmente ammazzavano l’Imperatore perché mancava la pagnotta. Traiano fu molto intelligente perché disse a due consoli, cercato un punto dove il pescaggio consenta alle navi di passare e lì ci facciamo un punto di approdo, senza passare per il Tevere. Scoprì anche le terme di cui lui godette a piene mani. E si sviluppò un mondo che ancora oggi è importante. E mi vanto di aver gestito sia come segretario generale quando mi inviò il Governo, poi come commissario nella funzione di presidente, perché il primo presidente dell’autorità portuale nuova se ne andò per andare a Napoli. E poi fui nominato presidente del Porto durante la gestione del Presidente della Regione Lazio Francesco Storace, uomo intelligentissimo. Da presidente subito mi posi l’obiettivo di aumentarne il ruolo di punto fondamentale di transito per il turismo e per i collegamenti. Allora mi inventai le Autostrade del mare, che sono quelle che ancora esistono, per fare un raccordo, e il nome Roma funzionava sempre. I collegamenti con il Marocco, la Tunisia, la Grecia, siamo stati i primi. Gli armatori privati capirono che quello era il futuro e investirono, fecero delle flotte stupende”. Gianni Moscherini continua a raccontarsi: “L’obiettivo principale che ho raggiunto durante la mia presidenza, è stato quello di far diventare il porto di Roma, il primo porto crociere del Mediterraneo, fregando Barcellona che fino a quel momento era il primo porto in questo senso. Ho fatto le nuove panchine, ho fatto una politica di marketing diretta dove spendevo anche il mio ruolo di Presidente per incentivare gli armatori e i Paesi dove avremmo prodotto dei pacchetti turistici da crociera, e sono riuscito a fare queste cose di cui vado orgoglioso. È la politica del fare. Poi ho fatto il Sindaco a Civitavecchia. Mi sono candidato sindaco con una serie di liste civiche, non c’erano le bandiere dei partiti, l’unico partito fu Alleanza Nazionale all’epoca, ma tutte le altre erano liste civiche. Vinsi al primo turno con un’alta percentuale. E anche lì ho fatto belle cose, ho rifatto la Marina, la copertura della trincea ferroviaria e l’ho trasformata in parcheggi. Ho fatto la Cittadella della Musica che era un’antica infermeria presidiaria. E quando l’ho fatto, ovviamente utilizzando tecnici di livello, mi venne in mente di chiedere a Morricone se avrebbe accettato di intitolare l’infermeria presidiaria a nome suo. Mandò due specialisti a verificare l’audio, se era perfetto o no. Poi mi chiamò, ci incontrammo e mi disse sindaco, lo sa perché accetto questa proposta? Perché ho sempre rifiutato dappertutto perché l’audio non era quello che secondo me avrebbe dovuto essere. Questa volta sono qui vicino Roma, sul mare, in un posto originariamente destinato a motivi bellici, ed aver trasformato questa cosa in una cittadella dell’amore mi disse, che è musica. E allora intitolammo la Cittadella a Ennio Morricone. Poi mi sono occupato, perché sono credente, di socialità. Per esempio a Civitavecchia vado orgoglioso di aver fatto delle case di legno nuove a San Liborio, dove trovai molti nemici, non le feci con l’Ater ma con finanziamenti del comune. E le destinai alle mamme senza marito che avevano figli. Ancora oggi quando mi vedono mi buttano le braccia al collo perché ho risolto un problema umano, e come ho risolto quello ne ho risolti tanti altri. L’amore della società che si va a governare, è quello che ti fa produrre più risultati”.
Redazione
Redazione
La nostra linea editoriale è fatta di format innovativi con contenuti che spaziano dalla politica allo sport, dalla medicina allo spettacolo.

Articoli correlati

Ultimi articoli