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Washington, Draghi a Biden: “L’Europa vuole la fine della guerra in Ucraina al più presto”

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Joe Biden e il premier Mario Draghi si sono incontrati nello Studio ovale per una visita “volta a mostrare l’unità degli alleati contro l’invasione russa, ma essa ha fornito anche una finestra sui diversi approcci al conflitto”. Lo scrive il Washington Post dopo il colloquio tra i due leader, durato un’ora e mezza. Draghi ha detto che “dobbiamo utilizzare ogni canale per la pace, per un cessate il fuoco  e l’avvio di negoziati credibili”. E ha aggiunto che “in Italia e in Europa ora la gente vuole mettere fine a questi massacri, a questa violenza, a questa macelleria”. Ma Biden non ha ripreso questa posizione di Draghi, e la sua amministrazione rimane scettica sulla possibilità di riavviare colloqui seri, lo hanno ribadito ieri la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki e la direttrice della National intelligence Avril Haines. È diversa la distanza dagli ‘effetti collaterali’ della guerra. Anche se l’obiettivo strategico del contenimento dell’aggressività del regime russo è comune a Washington e a tutte le capitali europee, il prezzo da pagare nell’immediato cambia molto. Inflazione alta come non mai da un quarto di secolo e la recessione  dietro l’angolo consigliano agli europei di arrivare il prima possibile ad una cessazione delle ostilità. Che sia un’operazione di buonsenso o una grave miopia lo dirà il futuro. Chi ha le idee chiare è il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis. Senza molti giri di parole ha detto alla Cnn che per vedere la fine delle politiche “guerrafondaie” della Russia è necessaria la rimozione non solo del presidente Vladimir Putin ma di tutto “il sistema al potere” a Mosca, che ha paragonato alla Germania nazista. Landsbergis ha aggiunto di non voler dire che l’Occidente deve intraprendere azioni concrete per un cambio di regime in Russia. “Potrebbe essere necessario parecchio tempo per questo cambiamento, perché non abbiamo alcun mezzo attivo a nostra disposizione per cambiarlo, deve cambiare dall’interno”, ha ricordato. A proposito di effetti collaterali: dall’Ucraina arriverà meno gas in Europa occidentale, fino ad un terzo in meno. Naftogaz, la società ucraina che si occupa del trasporto del gas, ha scritto di non ritenersi più responsabile di ciò cha accade nei territori occupati dalla Russia. Si va quindi verso la chiusura della stazione di misurazione del gas di Sokhranivka e la stazione di compressione al confine di Novopskov, che sono situate nei territori occupati da Mosca. La proposta da parte di Naftogaz di dirottare il flusso di gas destinato all’Europa verso il punto di interconnessione di Sudzha, che si trova nella zona controllata dall’Ucraina, è stato giudicato tecnicamente impossibile da Gazprom. In conclusione: a partire dalle ore 7 di questa mattina (dalle 8 in Italia) il gas in arrivo dalla Russia si ridurrà drasticamente. La bella stagione e le scorte molto accresciute nelle ultime settimane dovrebbero contenere gli effetti sui prezzi, si spera. Dal campo di battaglia non è arrivato molto questa notte, ma il capo dei servizi di intelligence militare Usa, il generale Scott Berrier, ha detto che tra gli otto e i dieci generali russi sono stati uccisi in Ucraina dalle forze di Kiev. Il generale ha spiegato che il pesante bilancio è dovuto al “ruolo insolito” che i vertici militari di Mosca hanno svolto nella guerra contro l’Ucraina. “Invece di guidare le operazioni a distanza”, ha spiegato Berrier, “i generali russi sono dovuti andare al fronte per assicurarsi che i loro ordini fossero eseguiti”. Infatti pare che non sempre accada. Si moltiplicano le indiscrezioni (da parte ucraina, va detto) di azioni di sabotaggio da parte degli stessi soldati russi per non dover combattere in condizioni sempre più difficili e di interi reparti, ufficiali compresi, che rifiutano di eseguire gli ordini superiori. Masha Alekhina, una delle componenti delle Pussy Riot, il gruppo punk che si fece conoscere al mondo con una protesta contro il presidente Vladimir Putin nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, è fuggita dalla Russia. Lo riporta il New York Times. La dissidente si sarebbe travestita da ‘rider’ in modo da non insospettire la polizia moscovita che sorvegliava l’appartamento dell’amica in cui alloggiava e ha lasciato in casa il cellulare in maniera che non venisse tracciata. Un amico l’ha accompagnata al confine con la Bielorussia e lì ha dovuto attendere una settimana per entrare in Lituania. Infine, ieri sera è morto a 88 anni Leonid Kravchuk, il primo presidente dell’Ucraina indipendente, dal 1991 al 1994. Già esponente di spicco del Partito comunista, la lunga esperienza non riuscì a metterlo al riparo dallo scontento popolare. A porre termine ai suoi 32 mesi di mandato giocarono infatti l’inflazione galoppante, gli scandali legati alla corruzione per le privatizzazioni. Fu sua la decisione di disfarsi dell’arsenale nucleare ex Urss ospitato in Ucraina.

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