lunedì, Aprile 29, 2024

Guerra in Ucraina, il ricatto di Putin secondo Kiev: Sì al gas e no al grano

Tenere bene aperti i rubinetti del gas, che porta soldi e tiene legate le economie europee, e far pesare più a lungo possibile la crisi del grano. Vladimir Putin ha scelto di affiancare le armi economiche a quelle convenzionali da tempo ma negli ultimi giorni ha affinato la sua strategia, rendendola anche esplicita attraverso le sue relazioni e sui colloqui, a partire da quello con il premier italiano Mario Draghi. Le risposte che sono arrivate dopo le sollecitazioni del Presidente del Consiglio sono in linea con una strategia che vuole capovolgere gli effetti delle sanzioni internazionali e arrivare a negoziare più tardi possibile una pace che possa portare alla Federazione Russa tutti i risultati possibili. Con una pressione che si alza non solo sul piano militare ma anche sul piano economico. E che poggia anche, come dall’inizio della guerra, sulla propaganda. La ricostruzione putiniana è collaudata: la crisi alimentare non è colpa della guerra mossa dalla Russia ma delle sanzioni; non sono i furti e l’assedio russo ma sono le mine ucraine a bloccare i porti; la soluzione c’è, le navi si possono liberare togliendo le sanzioni. Il salto di qualità che prova a fare Draghi, consapevole di avere pochissime possibilità di successo, è quello di focalizzare l’attenzione su un problema, la crisi alimentare globale che deriva dal blocco del grano, e sulle possibili soluzioni, che possono arrivare solo se concordate tra Russia, Ucraina e comunità internazionale. L’obiettivo è quello di trovare il modo per far dialogare le parti che finora hanno rifiutato qualsiasi timido approccio alla collaborazione. E l’ostacolo principale è la convenienza, che per ora sembra non esserci o quanto meno che per ora non viene ammessa, da parte russa. Quella di Mosca è nei fatti una posizione che da un punto di vista del ricatto sulle materie prime si rafforza con l’allungarsi del conflitto in Ucraina. Perché il tempo è un fattore che complica la situazione per chi non riesce a rendersi indipendente dal gas e, soprattutto, per chi non può fare a meno del grano dell’Ucraina. Per fare passi avanti, servirebbe una disponibilità che non sia solo umanitaria o di buon senso, terreni sui cui Putin ha dimostrato ampiamente di voler rimanere sordo, ma che possa far intravedere un vantaggio per le mire di Mosca. Una condizione difficile da mettere sul tavolo e che finisce facilmente in contrasto con l’esigenza opposta, quella di Volodimir Zelensky, di non cedere ulteriore terreno e di non aprire nuovi varchi all’oppressione russa.
Redazione
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