giovedì, Marzo 28, 2024

Guerra in Ucraina, nuovo appello dell’Onu per la fine delle violenze nel Paese

Nuovo appello del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, per la fine delle violenze a 100 giorni dall’inizio dell’invasione della Russia in Ucraina. “Rinnovo il mio appello per la cessazione immediata delle violenze, per l’accesso umanitario senza restrizioni a tutti coloro che ne hanno bisogno, per l’evacuazione in sicurezza dalle aree di combattimento dei civili lì intrappolati e per la protezione urgente dei civili e il rispetto dei diritti umani in linea con le norme internazionali”, ha affermato in una dichiarazione diffusa nelle ultime ore. “Il conflitto ha già fatto migliaia di vittime, provocato una distruzione incalcolabile, milioni di sfollati, violazioni inaccettabili dei diritti umani e sta infiammando una crisi globale che ha tre dimensioni, alimentare, energetica e finanziaria, che sta colpendo le persone, i Paesi e le economie più vulnerabili”, ha aggiunto, ribandendo che le Nazioni Unite sono “impegnate nello sforzo umanitario”, ma “per risolvere questo conflitto serviranno negoziati e dialogo”. E, “quanto prima le parti si impegneranno in sforzi diplomatici in buona fede per porre fine a questa guerra, meglio sarà per il bene dell’Ucraina, della Russia e del mondo”. Ieri sera il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha concluso il suo discorso sottolineando “tre parole per le quali combattiamo già da cento giorni, dopo otto anni: pace, vittoria, Ucraina”. “Esattamente cento giorni fa ci siamo svegliati tutti in una realtà diversa. Nel 2014, la Russia ha portato da noi la parola ‘guerra’. Il 24 febbraio, ha aggiunto ‘guerra su vasta scala’. Per cento giorni – abbiamo trovato o ricevuto, visto o voluto cancellare – ancora altre parole. Tutte sono importanti e tutte si devono ricordare oggi”, dice Zelensky all’inizio del lungo video, in cui menziona “i nostri eroi, che difendono il nostro Stato dalla notte del 24 febbraio”, e gli aiuti, anche di armi, ricevuti dall’estero. “Ogni giorno si aggiungono termini che sono diventati per tutti molto più che semplici parole: Hostomel, Borodyanka, Okhtyrka, Chernihiv, Kharkiv, Kherson, Melitopol, Mariupol e Azovstal”, ha detto il presidente dell’Ucraina. “Poi – ha aggiunto – ci sono parole che il nostro nemico voleva cancellare, come Volnovakha e Saltivka, Popasna e Severodonetsk. Sono parole che sicuramente scriveremo di nuovo, ma a modo nostro. Proprio come Bucha. E come Mariupol. E le scriveremo accanto alla parola: ‘Tribunale'”. Zelensky parla dei campi di “filtrazione, delle deportazioni, delle torture, delle esecuzioni, dei bombardamenti a tappeto e degli attacchi missilistici”, a cui “bisogna dare una risposta. E la risposta è solo la parola ‘giustizia’”. “Ci sono state anche parole che hanno dato speranza e per le quali abbiamo lottato”, prosegue il leader ucraino, parlando dei “corridoi umanitari”, di cui hanno usufruito “centinaia di persone”, permettendoci di superare un altro termine, un termine terribile, ‘blocco’”. “Molte parole di morte sono state aggiunte al nostro vocabolario: ‘Iskander’, calibro’, “Sunshades”, ‘bombe al fosforo’ e altro ancora”, prosegue Zelensky, chiedendosi “che cosa rimanga del ‘secondo esercito del mondo? Crimini di guerra, vergogna e odio”. Quindi l’auspicio “che parole diventate ormai molto comuni, come ‘rovina’, ‘sirena’, ‘allarme aereo’, ‘coprifuoco’, ‘checkpoint’, ‘filo spinato’ non significhino per i nostri figli ciò che significano per noi oggi.
Redazione
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