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L’aumento del costo del denaro annunciato dalla Bce avrà ricadute pesanti sui mutui a tasso variabile

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Christine Lagarde, presidente della Bce
L’aumento del costo del denaro annunciato dalla Bce avrà ricadute, anche pesanti, sui mutui a tasso variabile. La Banca centrale europea ha detto addio, dopo 7 anni, agli acquisti di debito pubblico. Questo sancisce anche un addio all’epoca dei tassi d’interesse negativi, con un primo rialzo a luglio da un quarto di punto, cui ne seguirà un altro già a settembre probabilmente da mezzo punto. Il decennio della quasi-deflazione, che richiedeva di remunerare con tassi negativi chi s’indebitava, è finito, “siamo in un diverso universo”, ha detto Lagarde. “Faremo in modo che l’inflazione (8,1% a maggio, ndr) torni all’obiettivo” del 2%. Per arrivarci, la Bce ha per prima cosa deciso di chiudere con l’epoca del ‘quantitative easing’. Stop agli acquisti netti di titoli dal 1 luglio. Chiuso il Qe, il passaggio successivo è già al meeting del 21 luglio, quando la Bce “intende alzare i tassi d’interesse di 25 punti base”. Poi ci sarà l’appuntamento di settembre, in cui arriverà il bis e “un incremento maggiore sarà appropriato”. Dopo settembre, per i tassi c’è da attendersi “un ritmo graduale, ma sostenuto, di ulteriori aumenti”.

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