mercoledì, Aprile 24, 2024

Smart working: il 55% delle aziende italiane vorrebbe mantenerlo

A causa della pandemia di Covid, negli ultimi anni lo smart working è diventato una realtà quotidiana per molti lavoratori. Rimane tuttavia ancora una grande fetta di mansioni che sono considerate “non remotizzabili” (80%), soprattutto nelle piccole imprese. Nonostante questo, più della metà delle aziende, il 55%, che hanno sperimentato il lavoro da remoto vorrebbero continuare a utilizzarlo, e lo stesso vale per il 76,5% dei lavoratori. È quanto emerge dal rapporto “Attualità e prospettive dello smart working. Verso un nuovo modello di organizzazione del lavoro?”, presentato da Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche). I ricercatori hanno intervistato 15mila occupati (da almeno 18 anni) e 5mila imprese del settore extra-agricolo. Per il 66% dei datori, lo smart working aumenta la produttività, mentre per l’80% degli occupati, in particolare le donne, migliora la gestione degli impegni privati e familiari. Nell’ultimo anno ha sperimentato il lavoro agile solo il 13,3% delle imprese, soprattutto nel Nord Est (70%), nel Nord Ovest (53%) e nel Centro (57%). L’88,6% dei lavoratori infatti ha continuato a recarsi sul posto di lavoro. Nel 2021 però, spiega il rapporto, il numero di coloro che “svolgono la propria professione in un luogo dedicato (un ufficio o una fabbrica) è calato del 9,3%”, rispetto all’87% del 2019. Invece “sono aumentati di riflesso i lavoratori ibridi (+3,5%) e gli homeworkers (+3,8%)”. Infatti nel 2021 a utilizzare lo smart working (10,2%) o il telelavoro (1,2%) sono state oltre 2 milioni e mezzo di persone, vale a dire l’8,6% degli occupati uomini e il 12,4% delle donne. Soprattutto per le lavoratrici la possibilità di non andare in ufficio è stata un’alleata utilissima nella gestione delle responsabilità familiari e nel work-life balance. Ne hanno però beneficiato, in generale, il 68% degli occupati e il 72% dei datori. Dalle interviste emerge anche un miglioramento della qualità lavorativa, con una maggiore autonomia rispetto a metodi, orari, ritmi, e luoghi di lavoro (nel 72% dei casi) e un risparmio di tempo sugli spostamenti (nel 90%). Le maggiori criticità si registrano sul fronte dei rapporti umani: per circa la metà dei lavoratori e delle imprese, il remote working complica i rapporti fra colleghi e con i responsabili e aumenta l’isolamento. Molti degli impiegati d’ufficio (51,7%%) e in ruoli di alta dirigenza (44,8%) – i profili che più hanno usufruito del lavoro agile – affermano poi di aver dovuto essere sempre reperibili e connessi.
Redazione
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