mercoledì, Maggio 22, 2024

La giornalista russa dissidente Marina Ovsyannikova è fuggita dagli arresti domiciliari

Marina Ovsyannikova, giornalista russa dissidente, è fuggita dagli arresti domiciliari ed è uscita dal Paese. Lo riferisce il suo avvocato. La ex reporter della tv di Stato russa si era licenziata dopo aver protestato in diretta con un cartello contro la guerra in Ucraina. A luglio era stata arrestata dalle forze dell’ordine russe in base alla legge che punisce la divulgazione di false informazioni sulle forze armate del Paese, che prevede pene fino a 15 anni.
L’avvocato: “È Sotto protezione di uno dei Paesi europei”
“Ovsyannikova ha lasciato la Russia con la figlia poche ore dopo aver lasciato l’appartamento in cui era agli arresti domiciliari”, ha dichiarato all’Afp l’avvocato Dmitry Zakhvatov, che aggiunge: “È sotto la protezione di uno dei Paesi europei”. L’annuncio arriva due settimane dopo che le autorità russe avevano pubblicato un avviso di ricerca sostenendo che la giornalista fosse fuggita.
La prima protesta – Il 14 marzo Ovsyannikova aveva fatto irruzione nello studio del principale telegiornale russo, mentre era in diretta su Channel 1, la più importante emittente pubblica del Paese e quella con più copertura sul territorio. Sbucata alle spalle della conduttrice, la giornalista aveva mostrato alle telecamere un cartello eloquente: “No alla guerra. Non credete alla propaganda. Qui vi stanno mentendo”. La donna per questo era stata arrestata. Condannata a pagare una multa di 30 mila rubli (circa 255 euro), era stata poi rilasciata.

“Ho aiutato la propaganda di Stato e me ne vergogno”

Successivamente, la giornalista russa era stata assunta come corrispondente dalla Die Welt. Il direttore della testata, Ulf Poschardt, nel commentare la notizia, aveva dichiarato: “Marina ha avuto il coraggio, in un momento decisivo, di far confrontare gli spettatori russi con la realtà. Ha difeso la professione, nonostante la censure”. Nel suo primo articolo sul quotidiano tedesco, la donna si era scusata per aver aiutato la propaganda russa. “Mi dispiace sinceramente di aver contribuito a rendere zombie i russi con la propaganda di Stato, vi ho contribuito fino al giorno in cui ho protestato. E me ne vergogno”, aveva ammesso Ovsyannikova.

La seconda protesta

Il 15 luglio, Ovsyannikova, che era tornata a casa dopo un periodo all’estero, aveva manifestato di nuovo il suo dissenso esponendo sull’argine della Sofiyskaya (lungo la Moscova, nella capitale russa) un nuovo cartello. In questo l’ex giornalista della tv di Stato russa aveva definito Putin “un assassino” e a proposito dell’esercito aveva scritto: “I suoi soldati sono fascisti. 352 bambini sono morti. Quanti altri bambini devono morire perché tu smetta?”, rivolgendosi al presidente russo. Pochi giorni dopo la protesta, la giornalista no-war era stata arrestata e condannata da un tribunale di Mosca a pagare una multa di 50 mila rubli (quasi 800 euro) per “discredito delle Forze armate della Federazione russa”.

La condanna agli arresti domiciliari ad agosto

La giornalista russa era stata arrestata nuovamente ad agosto. Il tribunale Basmanny di Mosca aveva ordinato per lei gli arresti domiciliari fino al 9 ottobre. Il 10 agosto Ovsyannikova aveva scritto sul suo canale Telegram che dieci poliziotti avevano fatto irruzione nella sua abitazione. Il suo avvocato aveva poi spiegato all’agenzia Afp che nei suoi confronti era stata aperta un’indagine con l’accusa di aver diffuso informazioni false sulle azioni delle forze militari russe. Si tratta di un reato introdotto nel codice penale dopo l’inizio del conflitto in Ucraina per cui la pena può arrivare anche fino a 15 anni di reclusione. Ora n nuovo capitolo di questa vicenda, con la fuga della donna in Europa.
Redazione
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