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giovedì, Ottobre 10, 2024

Confindustria chiede al governo che lavoro ed energia siano prioritarie nell’agenda del nuovo esecutivo

Confindustria chiede al governo, alla vigilia del voto di fiducia alle Camere, che lavoro ed energia siano prioritarie nell’agenda del nuovo esecutivo. “Io capisco la legittima aspirazione dei partiti di rispondere alle promesse elettorali che hanno fatto – ha detto infatti il presidente degli industriali, Carlo Bonomi -, ma questo non è il momento: oggi dobbiamo mettere in sicurezza l’asset più importante del Paese, che è l’industria italiana”. Per affrontare il tema dell’energia, ha aggiunto, bisogna farlo “all’interno di un quadro di finanza pubblica perché non possiamo scassare i conti dello stato. E poi c’è l’emergenza lavoro perché il rallentamento dell’economia che tutti danno ormai per scontato ci pone un’urgenza su questo tema”.
“Auguri a Meloni, valuteremo provvedimenti nel merito”
Bonomi ha quindi parlato della formazione del nuovo esecutivo. “È un governo storico – ha affermato -, la prima volta di una donna presidente del consiglio, quindi facciamo gli auguri personali di Confindustria al nuovo premier e al suo governo. Noi non giudichiamo le persone e non l’abbiamo mai fatto, giudicheremo i provvedimenti nel merito”.
“Ottima idea tenere Cingolani come consulente”
“Credo sia stata un’ottima scelta tenere l’ex ministro Cingolani come consulente perché dà continuità su un dossier delicato come quello dell’energia”, ha detto ancora il presidente di Confindustria. “Noi – ha aggiunto – avevamo sempre chiesto di avere competenze a partire dal primo giorno e questo va nella giusta direzione”.
“Legge bilancio inizi a riconfigurare la spesa pubblica”
Bonomi ha quindi auspicato che “nella legge di bilancio si inizi a riconfigurare la spesa pubblica. Spendiamo più di 1.000 miliardi all’anno. Riconfigurare il 4-5% ci metterebbe a disposizione quelle risorse per poter tamponare e non agire sul debito pubblico”.
Attenzione al rallentamento dell’energia
“Gli importanti rimbalzi del Pil che abbiamo avuto nel 2021 e 2022 hanno consentito di avere un extra gettito fiscale molto importante, circa 60 miliardi, che sono le risorse che sono state utilizzate per tamponare le emergenze e non intaccare la discesa di deficit e debito pubblico. Con il rallentamento dell’economia noi non avremo più queste risorse”, ha proseguito, precisando che “l’anno prossimo dobbiamo affrontare la perequazione delle pensioni al costo dell’inflazione, circa 10 miliardi, il rinnovo del contratto dei pubblici, stimiamo 5 miliardi, e dobbiamo continuare nelle misure di emergenza, che sono circa 15-18 miliardi a trimestre”.
“Senza Europa toccare conti solo per salvare industria”
Noi non avremo più a disposizione quelle risorse, quindi abbiamo due strade: quella che noi auspichiamo, cioè che l’Europa faccia l’Europa con condivisione e solidarietà. Abbiamo condiviso gli interventi per il conflitto russo-ucraino, non stiamo facendo solidarietà sugli effetti. E quindi i Paesi che hanno un debito pubblico più alto si trovano in una situazione svantaggiata. Noi non possiamo fare l’intervento da 200 miliardi che ha fatto la Germania. O l’Europa fa l’Europa o noi saremo costretti causa infrazione sul mercato unico a dover intervenire sui nostri conti, perché dobbiamo salvaguardare l’industria. Sono a rischio migliaia di imprese italiane e centinaia di migliaia di posti di lavoro, e quindi centinaia di migliaia di redditi di famiglie. Non ce lo possiamo permettere – ha concluso -. Se fossimo costretti in ultima istanza ad agire sul debito pubblico, dev’essere fatto perché stiamo salvaguardando l’industria”.
Redazione
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