È un nuovo modello di business quello che Just Eat sta portando avanti in Italia dal 2021. In un settore dove la regolamentazione contrattuale ed economica dei ‘rider‘ fa molto discutere, la compagnia che si occupa di ‘delivery’ sta creando un modello virtuoso di cui evidentemente non si parla abbastanza.
Partiamo da Roma, è nella capitale che lo scorso marzo ha aperto l’Hub Just Eat, il primo polo logistico del mercato food delivery. Lo spazio, di circa 500 metri quadrati, rivoluziona le modalità di lavoro del settore, fornendo mezzi aziendali ai courier. Ma c’è di più, i mezzi utilizzati sono elettrici: 120 scooter Cooltra che consentono di risparmiare circa 61.000kg/anno emissioni di CO2, come piantare 4.000 alberi in un contesto urbano. Un investimento dunque che va nella direzione di una mobilità sempre più green ma anche della dignità dei lavoratori. I courier regolarmente assunti nell’Hub romano sono infatti 150. “I rider vengono nel nostro Hub a prendere i veicoli per andare in consegna sul territorio romano- spiega all’Agenzia Dire Davide Bertarini, Head of Delivery Just Eat Italia- In realtà questo progetto fa parte di un più ampio progetto nazionale che ha già previsto l’assunzione di 3mila rider contrattualizzati come dipendenti con tutte le tutele del caso. Sono rider quindi che hanno una paga base certa, una retribuzione garantita e non a cottimo, e hanno tutte le tutele del caso: maternità, paternità, ferie, permessi, festività pagate e diritti sindacali riconosciuti. Oltre a Inps e Inail c’è un’assicurazione integrativa che copre l’azienda e c’è infine un supporto ai rider garantito da un team di persone operative, forse 100 o qualcosa di più in Italia, e anche da un team ‘live’ che in tempo reale supporta il rider in caso succeda qualsiasi cosa: dal buco al veicolo all’assistenza nel trovare ristorante o cliente”. Il ‘nuovo modello di delivery’ per Just Eat è iniziato il 29 marzo del 2021 grazie all’accordo sindacale con Filt Cgil, Fit-Cisl e Uil Trasporti. Nasce così il primo contratto collettivo per i rider in Europa che ha permesso l’assunzione di oltre 6mila courier dipendenti con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Il modello dell’Hub romano sarà molto presto ripetuto a Milano e Firenze. Nello spazio in via Lucullo, nella capitale, grazie a sale meeting e sale break i rider possono incontrarsi e formarsi. “A pochi mesi dall’apertura- racconta all’agenzia Dire Vanessa Saverino, Corporate Communication Manager di Just Eat- alcuni rider sono ‘cresciuti’ all’interno dall’azienda, diventando ‘capitani della flotta’ e quindi responsabili di un gruppo di rider o coordinatori di team”. In un settore che ha ancora bisogno di una chiara regolamentazione, Just Eat Italia cerca il dialogo con le istituzioni, ecco perché l’assessora alle Attività Produttive, Pari Opportunità e Sicurezza di Roma Capitale, Monica Lucarelli, ha visitato stamattina l’Hub: “Just Eat ha messo in campo un progetto molto interessante sia per l’Hub che per il nuovo modello di business. Il fatto di avere un luogo da cui partono e in cui tornano i rider è sicuramente un modo per essere più vicini, fare più squadra e far sentire parte dell’azienda le persone che lavorano in questo settore. Si tratta di un settore nel quale hanno trovato lavoro non soltanto giovani e studenti universitari ma anche coloro che sono usciti dal mondo del lavoro a causa della crisi dovuta alla pandemia e che si sono ricollocati in questo contesto. Ci sono quindi anche rider sopra i quarant’anni ed è interessante che Just Eat stia attuando un contratto nazionale del lavoro che li metta in regola facendo attenzione non solo alla sicurezza sul lavoro ma che preveda anche un’assicurazione e una paga oraria che non sia più a consegna ma sia appunto un riconoscimento dell’impegno orario. Sicuramente tutto questo rappresenta un passo avanti in un settore ancora troppo poco regolamentato”. (Fonte: Agenzia Dire, www.dire.it)