martedì, Maggio 14, 2024

Migranti, sgominato traffico tra la Sicilia e la Tunisia: arrestate 18 persone

Le imbarcazioni degli scafisti sarebbero partite dal porto di Gela o dalle coste dell’Agrigentino per raggiungere la Tunisia e far immediato rientro con il ‘carico’ di migranti. Un giro d’affari tra i 30.000 e i 70.000 euro per ogni viaggio. E’ uno dei retroscena dell’operazione ‘Mare aperto’ eseguita dalla Polizia di Stato di Caltanissetta che ha smantellato un’associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Diciotto le misure cautelari, 12 in carcere e 6 agli arresti domiciliari, disposte dal gip nisseno. Dei 18 destinatari, 11 di nazionalità tunisina e 7 italiana, 12 sono stati catturati, mentre 6 sono tuttora irreperibili poiché probabilmente all’estero.Il prezzo pro-capite, pagato in contanti in Tunisia prima della partenza, si sarebbe aggirato tra i 3000 e i 5000 euro. Il  denaro raccolto in Tunisia sarebbe stato inviato in Italia, a Scicli in provincia di Ragusa, attraverso note agenzie internazionali specializzate in servizi per il trasferimento di denaro, per essere successivamente versato su carte prepagate utilizzate dai promotori dell’associazione. I profitti del traffico sarebbero poi stati reinvestiti comprando, ad esempio, nuove imbarcazioni da utilizzare per le traversate. Dalle indagini è emerso che i migranti venivano trattati come pacchi, di cui disfarsi nel caso in cui qualcosa andasse storto. Le complesse fasi dell’organizzazione del traffico di migranti sono state infatti oggetto di attività di intercettazioni telefoniche disposte dall’autorità giudiziaria. “L’attività ha permesso di far emergere la determinazione, da parte degli scafisti, di sbarazzarsi dei migranti in alto mare qualora necessario o in caso di avaria dei motori“, spiegano gli investigatori della Polizia. Era una vecchia masseria alla periferia di Niscemi, in provincia di Caltanissetta, a ospitare gli scafisti che facevano la spola tra la Tunisia e la Sicilia. Qui venivano trasportate anche, grazie a speciali autocarri, le imbarcazioni utilizzate per le traversate dalle coste nord africane a quelle siciliane. Per raggiungere l’Italia a bordo di piccole barche veloci bastavano meno di quattro ore. Tra i capi dell’organizzazione criminale c’era anche un imprenditore agricolo di Niscemi, oggi indagato e destinatario della misura cautelare in carcere perché ritenuto tra i capi dell’associazione che organizzava le traversate. Secondo gli investigatori della Squadra mobile di Caltanissetta, diretti dal vicequestore aggiunto, Antonino Ciavola, l’uomo si sarebbe messo a disposizione dell’organizzazione anche attraverso l’assunzione fittizia di alcuni dei complici stranieri per legittimarne la permanenza o l’ingresso in Italia. “Anche uno dei due promotori tunisini sarebbe stato impiegato come bracciante agricolo con lo scopo di eludere la misura degli arresti domiciliari e ottenere la concessione di appositi permessi che potessero consentirgli ampi margini di manovra per organizzare liberamente i viaggi dei connazionali”, spiegano gli inquirenti. In più occasioni sarebbe stato proprio lo stesso imprenditore a recarsi in Tunisia come portavoce del promotore tunisino, prendendo accordi sul posto per pianificare le fasi della traversata e le modalità di spartizione dei proventi o ancora per mettersi a disposizione offrendo falsi contratti di lavoro ai migranti giunti in Italia.
Redazione
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