domenica, Aprile 28, 2024

Covid, l’ottimismo dell’Oms: “La fine della pandemia è vicina, rimane l’incognita Cina”

Le file davanti alle farmacie sono sempre più lunghe e gli scaffali sempre più vuoti. Le corsie degli ospedali sono piene e nei corridoi si ammucchiano le barelle con i corpi di chi non ce l’ha fatta. I crematori sono sotto pressione. La situazione in Cina sembra peggiore di quanto non descrivano, di giorno in giorno, i dati diffusi dalle autorità sanitarie. Sui social circolano i video di chi prova a raccontare come la nuova drammatica ondata di casi si è abbattuta sul Paese, che ha da poco allentato le restrizioni rinunciando alla politica della tolleranza zero che finora, a scapito della libertà e dell’economia, ha contenuto i decessi. A Chongqing, una città di 30 milioni di abitanti dove questa settimana le autorità hanno esortato le persone con lievi sintomi di Covid ad andare  al lavoro, un operaio ha detto che il loro crematorio ha esaurito al momento lo spazio per conservare i corpi. “Il numero di corpi raccolti negli ultimi giorni è molte volte superiore rispetto al passato”, ha detto all’Afp. Nella metropoli meridionale di Guangzhou, si stanno cremando più di 30 corpi al giorno, mentre nella città di Shenyang, un impiegato di un’azienda di servizi funebri ha affermato che corpi dei defunti sono stati lasciati insepolti fino a cinque giorni, perché i crematori sono “assolutamente pieni”. Intanto, però, a Pechino, le autorità locali hanno riportato “solo” cinque morti per Covid-19, rispetto ai due di ieri. La fine dei test obbligatori ha reso difficile tracciare il bilancio della nuova ondata di Covid in Cina, e le autorità la scorsa settimana hanno ammesso che ora è “impossibile” contare quanti si sono ammalati.
Quanti sono i morti?
La Cina ha cambiato i criteri di registrazione dei decessi causati dal virus, per cui la maggior parte di essi non viene più conteggiata. Il governo ha dichiarato martedì che solo coloro che sono morti direttamente per l’insufficienza respiratoria causata dal virus saranno conteggiati nelle statistiche di morte Covid. In precedenza, le persone che morivano per una malattia mentre erano infettate dal virus venivano conteggiate come morti Covid. “Attualmente, dopo l’infezione con la variante Omicron, la principale causa di morte rimane la malattia di base”, ha dichiarato Wang Guiqiang del Peking University First Hospital durante una conferenza stampa della Commissione nazionale per la salute (NHC). “Delle persone anziane che hanno altre patologie di base, solo un numero molto ridotto muore direttamente per insufficienza respiratoria causata dall’infezione da Covid”, ha aggiunto. “Non stiamo evitando i pericoli del Covid. Allo stesso tempo, dobbiamo valutare i pericoli del Covid in modo scientifico”. Eppure dal nord-est al sud-ovest del Paese, gli addetti ai forni crematori hanno dichiarato all’AFP che stanno lottando per tenere il passo con l’aumento dei decessi.
L’ondata di Covid in Cina ostacola la fine della pandemia?
Secondo un nuovo studio, la Cina potrebbe trovarsi ad affrontare più di un milione di morti nel 2023 dopo il repentino cambiamento di rotta e l’abbandono della politica “Zero-Covid” che finora ha mantenuto le infezioni e i decessi relativamente bassi nel Paese abitato da 1,4 miliardi di persone. Gli aumenti dei contagi nella seconda economia più grande del mondo, secondo diversi importanti scienziati e consiglieri dell’Organizzazione mondiale della sanità, citati dal Guardian, non consentiranno di dichiarare tanto presto la fine globale dell’emergenza pandemica di Covid-19. “La domanda è se si possa parlare di post-pandemia, quando una parte così significativa del mondo sta effettivamente entrando nella sua seconda ondata”, ha affermato la virologa olandese Marion Koopmans, che fa parte di un comitato dell’Oms incaricato di fornire consulenza sullo stato dell’emergenza Covid. “È chiaro che ci troviamo in una fase molto diversa” della pandemia, “ma nella mia mente quell’ondata in arrivo in Cina è un jolly”, ha aggiunto. La maggior parte dei paesi ha rimosso le restrizioni Covid poiché le minacce di nuove pericolose varianti del virus o una recrudescenza delle infezioni sono regredite dalla seconda metà del 2022. Non più tardi di settembre, il direttore dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, aveva affermato che “si intravede la fine della pandemia” e, la scorsa settimana ha detto ai giornalisti a Ginevra di essere “fiducioso” nel termine dell’emergenza nel 2023. I suoi commenti hanno alimentato la speranza che l’agenzia delle Nazioni Unite possa presto rimuovere la designazione del livello di allerta più alto per Covid, in vigore da gennaio 2020.Koopmans e altri membri del comitato consultivo dell’Oms dovrebbero formulare la  loro raccomandazione su questo alla fine di gennaio, poi Tedros prenderà la decisione finale, ma non è obbligato a seguire il loro parere. La situazione in Cina rischia però di far rallentare tutto. Secondo i sanitari, consentire al virus di diffondersi a livello nazionale potrebbe anche dargli la possibilità di mutare, creando potenzialmente una nuova pericolosa variante.
La Cina preoccupa gli Stati Uniti
Al momento, i dati dalla Cina condivisi sia con l’OMS che con il database dei virus GISAID mostrano che le varianti che circolano sono l’Omicron dominante a livello globale e le sue propaggini, sebbene il quadro sia incompleto a causa della mancanza di dati completi. “Non è chiaro se l’ondata in Cina sia guidata dalle varianti o se rappresenti solo una rottura del contenimento”, ha affermato Tom Peacock, virologo dell’Imperial College di Londra. Il timore è che la diffusione dei contagi possa tradursi in nuove mutazioni del virus. “Sappiamo che ogni volta che il virus si diffonde può mutare e presentare una minaccia”, ha precisato il portavoce del dipartimento di stato Ned Price. A questo si aggiungono i timori per l’economia globale. “Siamo pronti a continuare a sostenere i paesi di tutto il mondo, inclusa la Cina, con questo e altri aiuti sanitari legati al Covid”, ha dichiarato il portavoce del dipartimento di stato Ned Price. Alla domanda se gli Stati Uniti si fossero offerti di fornire vaccini alla Cina, Price ha dichiarato: “Non entrerò in discussioni private, ma abbiamo sottolineato molte volte pubblicamente che siamo il più grande donatore di vaccini Covid-19 in tutto il mondo.
Redazione
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