giovedì, Aprile 25, 2024

Energia, per Di Cola (Cgil Roma e Lazio): “Raddoppiare i fondi regionali contro il caro bollette, siamo pronti alla protesta”

Mettere un argine al caro bollette e all’aumento del costo della vita per arrestare l’avvitamento verso la povertà del ceto medio-basso. La strategia della Cgil di Roma e Lazio, spiegata dal neosegretario generale Natale di Cola all’agenzia Dire, è articolata su tre punti: intervento dei comuni, a cominciare dal Campidoglio, per rinforzare il fondo di dotazione della Regione contro il caro energia; rivedere il bilancio di Roma Capitale, specie su welfare e sostegno alle aziende partecipate che erogano servizi; conferma da parte della Regione Lazio, nei prossimi 5 anni amministrata dal centrodestra, del taglio da oltre 300 milioni di euro dell’addizionale Irpef. Il primo passo sarà mosso domani, quando Cgil, Cisl e Uil incontreranno l’assessora capitolina al Sociale, Barbara Funari: “Sono arrivati i 5 milioni destinati a Roma Capitale dalla Regione nell’ambito della misura di contrasto al caro bollette (che vale in tutto 25 milioni, di cui 10 alle imprese e 15 alle famiglie, e rivolta anche agli enti capofila dei distretti sociosanitari del Lazio, ndr)- ha spiegato Di Cola- Si tratta di un’una tantum da 150 euro per i cittadini con un Isee non superiore a 25mila euro, che a Roma città riguarda circa 400mila nuclei”. I soldi messi a disposizione dalla Regione “coprirebbero 33mila famiglie, quindi Roma deve fare la sua parte e almeno raddoppiare i soldi per arrivare a una platea 66mila persone– ha sottolineato Di Cola- che si avvicinerebbe alle 88mila aiutate durante il Covid”. Le risorse non sono molte e quindi la Cgil proporrà al Comune “di destinarle a chi finora non ha preso nulla perché, ad esempio, la fascia Isee fino a 12mila euro ha una tariffa agevolata su luce e gas (cosiddetto bonus sociale, ndr). Chiederemo al Campidoglio anche di attivare le misure a costo zero per fare fronte al caro vita, come lo sportello pubblico e la centrale operativa Sos caro Vita e la gestione della morosità con la sopensione dei distacchi di luce e gas”. Secondo Di Cola “va affrontato il mix che sta impoverendo il ceto medio, cioè l’altro tasso di inflazione e l’aumento delle spese energetiche. Le misure in campo sono poche, è necessario che gli enti ci mettano del proprio e spingano nei confronti del governo per un sostegno di queste fasce di popolazione. Quella romana, inoltre, si sta impoverendo anche perché chi inizia a lavorare ha stipendi sempre più bassi”. E impieghi sempre più precari: “I rapporti dicono che nei primi 3 trimestri del 2022 nel Lazio sono stati attivati 711mila contratti di lavoro (a fronte di 647mila cessati) ma solo il 16,9% di questi è a tempo indeterminato. Il restante 83,1 è lavoro precario nelle sue svariate forme e nel 2022 ogni lavoratore del Lazio ha avuto in media 2,25 contratti: un dato sopra la media nazionale (1,83) e il più alto in Italia”. Non è un caso che “i dati sui redditi al 2020 dicono che, tra le città, Roma è quella che non ha recuperato i numeri del 2019 e infatti nel bilancio del Comune ci sono meno entrate legate dell’addizionale Irpef proprio perché nella Capitale c’è un impoverimento del lavoro- ha proseguito Di Cola- Insomma, non bisogna farsi prendere dalla narrazione nazionale: l’inflazione sui beni di prima necessità e sui costi energetici è in notevole aumento rispetto all’anno scorso, i salari sono fermi e il potere d’acquisto dei romani continua a diminuire, anche se c’è un raffreddamento della curva. Adesso bisogna intervenire per evitare che le famiglie finiscano in povertà”.
Redazione
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