venerdì, Aprile 19, 2024

Terzo polo, Renzi e Calenda sarebbero ad un passo dalla rottura definitiva

Un idillio al tramonto. Un matrimonio da poco celebrato e già alla rottura. È questo, secondo lo scenario più accreditato, il clima che si respira nel Terzo Polo, in quel soggetto politico mai nato (l’alleanza elettorale siglata per le ultime politiche, che avrebbe dovuto portare al partito unico) tra due leader che più simili (e quindi più incompatibili), per carattere, indole, virtù e difetti non potrebbero essere: Matteo Renzi, e la sua Italia Viva, e Carlo Calenda, e la sua Azione. In vista del congresso, a cui si lavora da tempo, che porterà (avrebbe dovuto portare?) alla fusione dei due movimenti, continua lo scambio di accuse fra i rispettivi esponenti. “Mi sembra che nessuno voglia fare più niente. Calenda e Renzi alla fine non riescono a stare insieme e secondo me si spacca tutto” rivela una fonte, autorevole ma che chiede l’anonimato, di Italia Viva, commentando il botta e risposta tra i due partiti, sempre più acceso nelle ultime ore. Il nervosismo ha superato i livelli di guardia e le accuse incrociate non lasciano presupporre soluzioni facili. “La vera ragione per cui Carlo è impazzito è che ha capito che qualcuno di noi vuole candidarsi contro di lui” attaccano i renziani, che continuano a fare il nome di Luigi Marattin quale possibile avversario del leader di Azione nella corsa alla segreteria del partito unico. Non solo. “Azione potrebbe perdere pezzi: Carfagna potrebbe lasciare” è la previsione di chi vede l’ex ministra del Mezzogiorno “pronta a tornare in FI”. Secca la replica dal quartier generale di Azione: “Il nodo è che Renzi, tornato a fare il segretario di IV, non vuole scioglierla e non vuole destinare il 2×1000 al nuovo partito. Il ragazzo sui soldi non scherza” è l’accusa, che però viene liquidata dai diretti interessati come “sciocchezze”. Fonti di Azione parlano di “tatticismi insopportabili” da parte di Renzi. Un’osservazione che mette benzina sul fuoco di uno scontro congressuale di fatto già aperto. Secca la replica del deputato Iv Davide Faraone: “Stiamo aspettando che Calenda convochi il tavolo di lavoro delle regole, stiamo aspettando che Calenda convochi il comitato politico, stiamo aspettando che Calenda spieghi come candidarsi al congresso. I tatticismi sono tutti di Calenda, non di Renzi”. La distanza emersa tra i due leader in modo sempre più evidente si è accentuata dopo la decisione dell’ex premier di assumere, dal 3 maggio prossimo, la direzione del Riformista. Dopo il “richiamo” di Carlo Calenda, affinché Renzi “non confonda” politica e informazione, è il capogruppo di Azione alla Camera, Matteo Richetti, a tornare sul doppio ruolo del leader di Italia Viva: “Deve decidere se fare politica o informazione”, ribadisce una volta di più Richetti. L’ex sindaco di Firenze, prima di incontrare i suoi in serata, sintetizza la questione così: “Se Carlo ha cambiato idea, lo dica”, è il ragionamento in soldoni fatto ai chi gli è più vicino. Intanto, lo scontro prosegue sui social. Calenda: “Per quanto concerne Azione, la prospettiva di un partito dei liberal-democratici aperto e inclusivo resta l’unica via utile al paese. Va perseguita seriamente e rapidamente con i soggetti realmente interessati. Polemiche da cortile non ci interessano e non vi prenderemo parte”, mette nero su bianco l’ex ministro dello Sviluppo economico. “È urgente costruire un partito di centro che ricomponga le idee riformiste, liberali e popolari. Di questo sono in coscienza convinta e su questo continuo a lavorare” la controreplica, sempre via social, di Elena Bonetti, vicepresidente della Federazione Azione-Italia Viva. In questo momento, insomma, secondo parlamentari di entrambi gli schieramenti, a terra ci sono solo cocci. E il tutto “sembra difficile da ricomporre”.

Articoli correlati

Ultimi articoli