sabato, Maggio 11, 2024

Superman, 85 anni fa usciva il primo numero di Action Comics negli Usa

Un uomo con tutina azzurra, mantello e mutandoni rossi in bella vista, una gigantesca S sul petto, solleva di peso un’automobile andata a schiantarsi contro una roccia. Il numero 1 di Action Comics con la prima storia di Superman compie 85 anni. Il capostipite di una genia di supereroi americani, il primo della trinità DC Comics, arrivò in edicola il 18 aprile del 1938, ideato da Jerry Siegel e Joe Schuster e fu subito rivoluzione. Superman è Kal El, figlio di Kripton, alieno dalla forza sovraumana, con la vista calorifica e capace di sconfiggere la gravità terrestre alzandosi in volo. Superman, però, è anche Clark Kent, figlio di una famiglia di contadini del Kansas, cresciuto in un villaggio così piccolo da portare le sue ridotte dimensioni persino nel nome (Smalville) e passato poi alla Metropoli con la s finale per inseguire una carriera da giornalista d’inchiesta. Superman combatte e sconfigge potenti cervelli alieni come Braniac ma cade trafitto dalle frecce di Cupido davanti agli occhi di Lois Lane, sfida Flash in gare di velocità ma ha la sua nemesi storica e più ostinata in un essere umano (quasi) come noi: Lex Luthor. Superman è un extraterrestre, certo, ma è anche umano, troppo umano, ed è proprio concentrandosi su questo suo aspetto che i grandi autori sono riusciti a costruire le sue storie migliori. Storie come Superman: Stagioni di Jeph Loeb e Tim Sale, Kryptonite di Darwyn Cooke e ancora Tim Sale, Su nel cielo di Tom King e Andy Kubert. Perché pure un potentissimo supereroe può provare i nostri stessi sentimenti, sentirsi vulnerabile, avere dubbi e paure, sentire il bisogno di rifugiarsi in una confortevole solitudine, di tanto in tanto. E se per mascherare i superpoteri bastano un paio di occhiali, una postura curva e quella goffaggine ostentata danata da Grant Morrison e Frank Quitely in All Star Superman, più difficile è nascondere le proprie insicurezze. Clark non è uno di noi, è molto di più. E non perché può fondere il metallo con lo sguardo ma perché ha scelto di essere umano senza mai rinnegare il suo retaggio, quel diritto di nascita esplorato da Mark Waid nell’omonima maxiserie del 2004. Superman è morto, lasciando un buco nero nella speranza di un Paese che all’inizio degli anni ’90 ma è tornato poco dopo perché il mondo non poteva fare a meno del suo eroe. Ha avuto una variante socialista nel Red Son di Mark Millar e una versione più gritty e dark. Ma Superman resta sempre l’eroe dell’ottimismo e della fiducia. Ed è da lui che vuole ripartire pure il nuovo corso cinematografico targato DC e affidato alle cure di James Gunn. Dopo Christopher Reeve, Brandon Routh ed Henry Cavill è già caccia al nuovo volto dell’Uomo del Domani. Non un aereo, non un uccello, semplicemente Superman. Su nel cielo. 

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