giovedì, Aprile 25, 2024

Franz Di Cioccio contro la figlia Elena: “Nel suo libro ha detto cose che non stanno né in cielo né in terra”

Franz Di Cioccio contro la figlia Elena: Nel suo libro ha detto cose che non stanno né in cielo né in terra”. Lo ha fatto durante l’incontro per la presentazione dell’ultimo album della Pfm, il live “The event – live in Lugano”, che uscirà il 19 maggio.
Il 77enne batterista e fondatore della Premiata Forneria Marconi ha replicato alla 48enne Elena Di Cioccio, che in “Cattivo sangue”, uscito lo scorso 4 aprile, ha rivelato la sua sieropositività e parlato della chiusura del rapporto con il padre. “Ho letto il libro”, svela il musicista, “e non sono interessato” e aggiunge: “Questo libro l’ha resa famosa ma deve capire che deve rendere conto alle persone, non a me”. Dal suo punto di vista, la figlia “ha un rapporto conflittuale con se’, non si possono scrivere cose cosi’, forse per lei è un modo di venirne fuori”. Nel libro infatti Elena – oltre a parlare delle sue ex dipendenze – parla di esperienze traumatiche come il suicidio della madre, Anita Ferrari, che si è tolta la vita sette anni fa. “Elena ha una vita personale, condotta a modo suo. Io non ho niente da perdonare, se vuole vendere libri…” il commento del padre. Da parte sua, Cinzia ci tiene a dire che quella di Elena “è una visione. Io non sono stata una bambina traumatizzata, ma le scelte sono personali”. Cosi’ come quella di rilevare i dettagli della morte della madre, “una scelta, quella di mia madre, che richiede profondo coraggio e per cui ho grande rispetto” dice Cinzia, la primogenita di Franz, che è stata accanto al padre durante la presentazione dell’album, tra il padre e il bassista Patrick Djivas. La Pfm di oggi, per Di Cioccio, è una formazione di “pittori impressionisti, facciamo macchie di musica e non contorni di genere, noi suoniamo e basta e questa cosa funziona”. Lo si sente anche nel disco registrato con la star della chitarra Matteo Mancuso, e Luca Zabbini, leader dei Barock Project, all’organo hammond, tastiere e voce. Un’ora e mezza di musica che ripercorre la carriera della band italiana, da “Storia di un minuto”, album dell’esordio nel 1972, a “Ho sognato pecore elettriche”, ultimo disco d’inediti uscito nel 2021. “Non è semplice fare 100-120 concerti l’anno e continuare a salire sul palco con la gioia di farlo – dice Patrick Djivas, bassista già fondatore degli Area – è una sfida continua con noi stessi, ho suonato ‘Impressioni di settembre’ almeno 6000 volte e non l’ho mai fatta allo stesso modo”. Ed è questo – gli fa eco Di Cioccio – “che ti porta al disco successivo, mettendo dentro le cose che ci piacciono” tanto che, annuncia, “faremo una collana di dischi live che faremo quando avremo delle scalette fantastiche”. E tutto questo può nascere solo dal vivo, improvvisando insieme, anche con giovani musicisti come Mancuso: “Quante volte ci hanno invitati in Rai e non siamo andati – dice Di Cioccio – perché non facciamo il playback..Io se non sudo sto male!”.
In tutto questo, ovviamente, bisogna fare dei passaggi mentali di un certo tipo: la Pfm ricorda quando a meta’ anni’ ’70 i discografici erano pronti a lanciarli sul mercato mondiale e loro se ne uscirono con un disco jazz. “Ci siamo tagliati le gambe? Magari non avremo una villa o una bella macchina, ma siamo ancora qui e non abbiamo mai mollato l’attenzione sulla musica”, conclude Djivas.
Quell’attenzione e quell’amore che continueranno a portare al pubblico, dal vivo, con una serie di concerti in ripartenza a inizio giugno.

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