I lavoratori del Lazio sono i più precari d’Italia. Stando ai dati, analizzati dalla Cgil di Roma e del Lazio, il numero di contratti della durata di un giorno nel Lazio pesa per il 38,5 per cento sul numero totale delle cessazioni, a fronte del 12,9 e del 12,4 per cento della Campania e della Lombardia, rispettivamente seconda e terza in classifica. Il Lazio stacca notevolmente anche la media nazionale che registra il 12,6 per cento di contratti di un giorno in rapporto al numero totale delle cessazioni del 2022. In particolare, l’ 88,7 per cento dei lavoratori della nostra regione ha un impiego precario e soltanto l’ 11,3 per cento può contare su un contratto a tempo indeterminato. Dei precari, oltre il 66 per cento è stato impiegato a tempo determinato, il 16,5 per cento con altre forme di contratto, il 3,4 per cento con contratti di collaborazione, il 2,2 per cento contratti di apprendistato. “Questi dati disegnano un Lazio sempre più precario”, spiega il segretario della Cgil di Roma e del Lazio, Natale Di Cola. Il consolidamento del precariato nel Lazio, in controtendenza con l’andamento nazionale, “in parte è legato al diverso insediamento dei settori produttivi e del lavoro nella nostra regione rispetto alle altre – sottolinea il segretario -. Pensiamo al mondo dello spettacolo e della produzione culturale: l’Inps nel 2022 ha certificato che oltre 55.000 attori in regione hanno lavorato con contratti da lavoro dipendente mediamente sei giorni nel corso dell’anno”. E in questo contesto, “abbiamo bisogno di scelte importanti per invertire la tendenza, come continuiamo a chiedere con le nostre mobilitazioni, a livello nazionale ma anche a livello locale, partendo dal ‘Patto per il lavoro e lo sviluppo sostenibile’, proposto unitariamente a Roma Capitale, che ancora non vede la luce, e aprendo il prima possibile il confronto con la Regione, che deve dare attuazione alla legge regionale sugli appalti”, conclude Di Cola.
