mercoledì, Maggio 15, 2024

Musica, addio a Sixto Rodriguez: l’uomo che visse due volte

di Alessandro Ceccarelli

È morto a 81 anni a Detroit Sixto Rodriguez, il cantante americano che dopo tre dischi pubblicati all’inizio degli anni Settanta divenne, a sua completa insaputa, uno dei simboli della lotta all’apartheid in Sudafrica. La sua vicenda è stata riportata alla ribalta nel 2012 dal documentario Searching for Sugar Man che nel 2013 ha vinto il premio Oscar.

di Alessandro Ceccarelli

La vicenda umana e professionale di Sixto Rodriguez è una delle più incredibili e assurde della storia del pop. La sua arte, il suo immenso talento non sono stati compresi dalle ciniche e spietate regole dell’industria discografica. Per quasi trent’anni, la sua musica è stata “dimenticata” ad eccezione del Sudafrica, dove invece era molto famoso. Poi, come nei migliori film di Frank Capra, avviene un miracolo. Dato per morto, questo straordinario talento “viene riportato”  alla vita e soprattutto gli viene finalmente restituito il meritato successo negato per così tanto tempo. Di chi stiamo parlando? Questa è la surreale storia di Sixto Rodriguez, nato a Detroit il 10 luglio 1942, statunitense di origini messicane. La sua carriera nel mondo della musica ebbe inizio nei fumosi e derelitti bar di Detroit dove si esibiva da solo con la sua chitarra. Un giorno fu notato dal proprietario della casa discografica Sussex Records. Clarence Avant, avendo intuito il suo indubbio talento, lo mise immediatamente sotto contratto. Nella sua mente Avant aveva pensato: ecco il nuovo Bob Dylan. Sixto Rodriguez avrà una carriera straordinaria.  Il cantautore statunitense pubblicò “Cold fact” nel marzo del 1970 e “Coming from reality” nel novembre del 1971. Purtroppo non accadde nulla. Entrambi gli album non entrarono nelle classifiche e passarono praticamente inosservati negli Stati Uniti e in Europa. Profondamente amareggiato dall’insuccesso di vendite, Rodriguez fu brutalmente licenziato dalla casa discografica Sussex Records due settimane prima del Natale del 1971, come recitava amaramente una sua canzone del secondo disco. A questo punto Rodriguez decise di sparire nel nulla. Abbandonò il mondo della musica che era stato così crudele con la sua arte e fece l’operaio nelle degradate periferie di Detroit. Furono anni difficili per lui, viveva in una squallida casa dei quartieri difficili della città del Michigan. Il suo era un lavoro duro e faticoso. Sembrava un fantasma che si aggirava da solo avvolto in un cappotto logoro per le strade innevate della città più operaia e povera degli Usa. Eppure non perse mai la sua dignità e il suo incredibile candore. La sua persona emanava una umanità incredibile, sembrava una sorta di angelo caduto in disgrazia. Così lo descrivevano alcuni operai che lavoravano con lui. La sua vicenda rappresentava senza dubbio il sogno infranto degli anni ’60. Le sue splendide canzoni e i suoi testi impegnati sarebbero potuti essere il manifesto politico e spirituale di quel magico decennio. La sua musica non aveva nulla da invidiare a quella di Bob Dylan, Neil Young e James Taylor. Invece Sixto Rodriguez finì ingiustamente nel dimenticatoio, come se dovesse espiare chissà quali peccati.

L’uomo che visse due volte

Nella vicenda umana e artistica di Sixto Rodriguez non mancano i colpi di scena e le sorprese più incredibili. La prima è questa: mentre l’ex musicista conduceva una vita umile a Detroit, nel lontano Sudafrica i suoi dischi erano amatissimi e vendutissimi. Le canzoni di Rodriguez erano la colonna sonora dei giovani che combattevano l’Apartheid. Era più popolare di Bob Dylan e di Elvis Presley. La seconda cosa assurda era che a Cape Town giravano le voci più inverosimili su Rodriguez, come quella che si fosse suicidato con un colpo di pistola durante un concerto o addirittura che si fosse dato fuoco sempre sul palco. La vita di Rodriguez era un mistero assoluto. Non si sapeva praticamente nulla di lui. Il mistero andò avanti per tutti gli anni ’70 e gli anni ’80. Nel decennio successivo avvenne il miracolo. Nel 1996 Regan, una delle figlie di Rodriguez, scopre su internet un sito dedicato al padre. In un vortice di profonde emozioni la figlia lascia un suo recapito telefonico e un indirizzo e-mail. Grazie anche alle ricerche del proprietario di un negozio di dischi di Cape Town, Rodriguez “torna in vita”, dopo quasi trent’anni di oblio. In tutta fretta si organizza un tour di sei concerti di Sudafrica. Finalmente gli viene tributato un meritato successo per la sua musica e per la sua arte. Rodriguez si esibì in Svezia e due volte in Sudafrica nel 2001 e nel 2005. Suonò in molti Paesi europei, compresa l’Italia, sempre con un grandissimo successo di pubblico e di critica. I suoi due album furono ripubblicati in cd nel 2009 dalla casa discografica Light in the Attic Records di Seattle e ottennero un disco di platino, uno d’oro e uno d’argento. Nella meravigliosa vita di Rodriguez le sorprese giungono al loro apice con la realizzazione del documentario “Searching for Sugar Man” del giovane regista svedese Malik Bendielloul. Nel 2012 il cineasta sente il bisogno di creare un tributo alle due incredibili vite di un artista così intenso, profondo e talentuoso. Tra non poche difficoltà economiche, Bendielloul riesce a girare un documentario molto commovente con diverse testimonianze di musicisti che avevano suonato con lui, con il primo produttore che l’aveva messo sotto contratto e con le figlie. Il ritratto che emerge da questo struggente documentario è la figura di un uomo privo di rimpianti e rimorsi. Neanche un filo di rabbia o risentimento per chi come lui ha lavorato duramente senza ricevere mai un soldo dalle enormi vendite dei suoi dischi in Sudafrica negli anni ’70 e ’80. Quando nel documentario l’intervistatore gli chiese se non gli fosse pesato il fatto che sarebbe potuto essere una ricca rock star lui rispose con un candore disarmante: “Nel mondo della musica non ci sono certezze”. Rodriguez è una sorta di angelo caduto in disgrazia che per quasi trent’anni ha vissuto dignitosamente senza soldi e senza gli inutili oggetti materiali che sembrano così importanti per le persone comuni. Il cantautore anche nei duri e solitari anni da operaio a Detroit ha mantenuto integra la sua anima; si è laureato in filosofia e ha dimostrato una coerenza straordinaria. Nel 2013 “Searching for Sugar Man”, teneramente dedicato alla sua straordinaria esistenza, ha vinto il Premio Oscar come miglior documentario. Oggi si è spento a 81 anni dopo aver vissute più vite in modo straordinario, onesto e profondamente coerente.

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