martedì, Maggio 14, 2024

Spazio, creato il carburante che farà vivere gli astronauti a lungo sulla Luna

Una nuova fonte di energia potrebbe consentire agli astronauti di vivere per lunghi periodi sulla Luna. E’ stata sviluppata dagli scienziati del laboratorio del Nuclear Futures Institute dell’Università di Bangor, in Inghilterra. Potrebbe essere pronta entro il 2030, data in cui la Nasa starebbe progettando di creare un avamposto sul satellite del nostro pianeta. Secondo quanto riporta la Bbc, l’Università di Bangor ha progettato celle a combustibile nucleare grandi quanto semi di papavero e in grado di produrre tutta l’energia necessaria a sostenere la vita sulla Luna. Il nostro satellite è visto da molti come la porta di accesso a Marte, la speranza è che possa essere utilizzato come trampolino di lancio per raggiungere altri pianeti. Gli astronauti potrebbero, dunque, vivere su una base lunare e da qui partire per raggiungere altre destinazioni nello spazio. Il team dell’università di Bangor, leader mondiale nel settore dei carburanti, lavora con partner come Rolls Royce, l’Agenzia spaziale britannica, la Nasa e il Los Alamos National Laboratory negli Stati Uniti. Il professor Middleburgh del Nuclear Futures Institute ha affermato che con i suoi ricercatori spera di testare completamente il combustibile nucleare “nei prossimi mesi”. I ricercatori hanno inviato la minuscola cella a combustibile nucleare, chiamata Trisofuel, ai loro partner per i test del caso. Questa cella Trisofuel potrebbe essere utilizzata per alimentare un microgeneratore nucleare creato da Rolls Royce. Si tratta di un dispositivo portatile, delle dimensioni di una piccola automobile e che si può attaccare a un razzo. Sarà testato sottoponendolo a forze simili a quelle di un lancio nello spazio. Lo scopo è che sia pronto per una base lunare nel 2030. All’inizio di questo mese una sonda lanciata dall’India ha effettuato uno storico atterraggio vicino al Polo sud della Luna. Uno degli obiettivi principali della missione è la ricerca del ghiaccio che, secondo gli scienziati, potrebbe aiutare in futuro l’insediamento umano sul satellite.
L’università di Bangor spera che i microgeneratori possano essere utilizzati anche qui sulla Terra, ad esempio nelle zone disastrate quando l’elettricità viene interrotta. Inoltre, stanno lavorando a un sistema nucleare per alimentare i razzi, dando una spinta molto più elevata e che possa consentire loro di raggiungere i pianeti più lontani. La nuova tecnologia potrebbe quasi dimezzare il tempo necessario per arrivare su Marte: da oltre nove mesi a quattro o sei.

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