domenica, Maggio 5, 2024

Giudice di New York ritiene Trump responsabile di frode

Il giudice della Corte Suprema di New York, Arthur Engoron, ha stabilito che Donald Trump è responsabile di frode, nell’ambito del procedimento civile intentato dalla procuratrice generale Letitia James contro l’ex presidente. Il giudice ha anche respinto la richiesta di Trump di archiviare il procedimento giudiziario. L’accusa sostiene che l’ex presidente abbia beneficiato per anni di aliquote fiscali favorevoli aumentando o diminuendo artificiosamente il valore delle proprietà possedute. La richiesta di danni è per 250 milioni di dollari. Il processo senza giuria per gli altri capi di imputazione relativi a presunte irregolarità nella gestione delle aziende dell’ex presidente è fissato per lunedì. Il valore gonfiato degli asset ammonterebbe fino a 3,6 miliardi di dollari. Il giudice Engoron ha inoltre multato i legali di Trump per 7.500 dollari ciascuno, per avere portato in aula argomenti che erano già stati respinti. La procuratrice James, una democratica, ha citato in giudizio per frode Trump, la sua Trump Organization e due dei figli adulti dell’ex presidente (Eric Trump e Donald Trump Jr.). 

Tolte alcune licenze alla Trump Organization 

Il giudice ha poi ordinato che alcune delle licenze commerciali di Trump siano revocate come punizione – rendendo difficile o impossibile per lui e i figli fare affari a New York – dopo aver stabilito che ha frodato banche e assicurazioni gonfiando il valore dei suoi asset. Lo stesso giudice ha annunciato che continuerà ad esserci una figura indipendente che supervisiona le operazioni della Trump Organization. 

Trump: “Caccia alle streghe” 

“Una grande compagnia è stata diffamata e calunniata da questa caccia alle streghe politicamente motivata”. Così Donald Trump sul suo social Truth commenta la decisione preliminare del giudice. Un giudice “che odia Trump oltre addirittura la procuratrice generale Letitia James”, scrive, lamentando la mancanza di una giuria e rivendicando la correttezza del suo operato. Tanto più, precisa, che le sue dichiarazioni finanziarie non comprendevano il “suo asset più pregiato, il mio brand e recavano una clausola che limita la responsabilità”.

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