
Con il bando per il termovalorizzatore presentato dal sindaco Gualtieri nel secondo rapporto alla città e le proposte da presentare entro sei mesi la chiusura del ciclo dei rifiuti passa alla fase operativa. I lavori dovrebbero essere completati entro la fine del mandato. La scommessa di Gualtieri per portare la capitale fuori dalle secche dei cassonetti stracolmi è fatta di numeri. L’impianto lavorerà 600mila tonnellate annue tra tal quale, plastica, gomme, scarti della frazione organica e dei tritovagliatori, combustibile da rifiuti. Produrrà più di 67 megawatt di energia per coprire il fabbisogno di 200mila famiglie e catturerà i fumi dell’anidride carbonica. Un impatto ambientale tendente allo zero per archiviare l’epoca di Malagrotta, la più grande discarica d’Europa, benedetto dal ministro dell’ambiente Pichetto Fratin. La resa economica parte dalla concessione di 33 anni e cinque mesi per 7 miliardi e mezzo di valore e una base di conferimento da 185 euro a tonnellata. Per rendere conveniente l’investimento chi lo realizzerà, con Acea in possibile testa, dovrebbe portare dentro il termovalorizzatore le quantità di rifiuti previste. Se per il Campidoglio l’impianto con i due nuovi biodigestori non rappresenta affatto una rinuncia alla differenziata, anzi abbatte la Tari, opposta è la lettura di Cgil e Legambiente che vedono nell’impianto la condanna dell’economia circolare. Già pronta la mobilitazione delle reti dei cittadini per il no all’impianto con iniziative di protesta ad Albano Laziale e ad Ariccia in attesa che si pronunci il Consiglio di Stato a fine mese sul piano rifiuti. Le reti civiche giudicano il progetto antistorico e dannoso per la salute e l’ambiente.