mercoledì, Maggio 8, 2024

Mazzarino al veleno sul cemento in arrivo: “In consiglio piani integrati ancora senza il sì della Vas”

Difficile descrivere a parole i sentimenti di disgusto di certe azioni politiche specialmente laddove condotte con totale disprezzo del bene comune e solo a favore di pochi.Anche il vile mimetizzarsi dietro le maschere della burocrazia e dei tecnici servizievoli o, peggio mascherandola da progresso, rende piccoli quei politici pieni solo di una grande, immotivata, opinione di se stessi. Cristoforo Poggiali scrisse “De’ corpi fa la peste orrido scempio; dell’alme il fa maggiore, il mal esempio”. E, nel nostro caso la peste sarebbero urbanistica e favoritismi, e il mal esempio il rinunciare ad opporsi tacendo. Purtroppo le vicende urbanistiche in discussione sono piene di tecnicismi e subdoli cavilli, e per farci comprendere siamo costretti a riassumere e semplificare e starà ai consiglieri eletti a tal fine formalizzare le azioni opportune, e qualche pensiero dovrebbero farlo anche i consiglieri di maggioranza perché la poltrona non può giustificare ogni scempio. Andiamo ai fatti. Il Sindaco, nonché Assessore all’Urbanistica, sta portando in Consiglio per il 7 Marzo, ben quattro provvedimenti urbanistici corposi e fondamentali perché verranno compromessi e cementificati decine di ettari di territorio e distrutti decine di ettari di verde. In particolare 1) Risposta alle prescrizioni VAS imposte dalla Regione Lazio; 2) Una modifica al Piano integrato del km 38; 3)Un nuovo Piano integrato al km 37; 4) Un piano per la costruzione di un Istituto Ecclesiastico che poi è la chiesa ortodossa alle spalle della Parrocchia di Palo. Ovviamente 3 giorni prima, il 4 Marzo è prevista la solita Commissione Urbanistica raffazzonata che serve solo da foglia di fico per coprire le vergogna. Infatti i documenti, varie decine, belli zeppi di regole intrecciate fra i 4 progetti, sono stati nascosti fino a pochi giorni fa e ne è è stata addirittura impedita la fruizione con scuse ridicole tipo la dimensione, salvo poi distribuirli come tutte le altre volte. È evidente che si è voluto impedire un esame approfondito per costringere i consiglieri di minoranza ad una opposizione ideologica più che tecnica e quelli di maggioranza al solito patetico voto di obbedienza. Già questo seppure, forse, non sia un reato, rimane un delitto verso la buona amministrazione. Probabilmente ci sentiremo ancora qualche sproloquio supponente da parte dell’amministrazione per giustificare l’ingiustificabile. Ma andiamo nel merito per quanto possibile. Il primo punto è la risposta alle prescrizioni, non poche, imposte dalla Regione Lazio, documento URB-DD-G15884-29-11-2023-Allegato-1. Tutti i trionfalismi del sindaco erano immotivati perché di fatto ha ricevuto sonore bacchettate sulle mani e debbono prevedersi misure concrete perché i problemi dell’acqua e dello smaltimento delle acque nere piuttosto che dei corridoi verdi, ma anche molte altre regole da rispettare. Ricordiamo che ancora oggi il vero piano regolatore vigente è quello del 1978 perché la variante non è approvata ma solo adottata e potrà essere sboccata solo dopo l’approvazione della VAS ed il recepimento, vero, delle prescrizioni. E questo è ben scritto nei documenti. Perciò che motivo c’era di portare in Consiglio i Piani integrati km 38 e 37 se ancora non c’è certezza del risultato della VAS che, se il documento fosse ben fatto arriverebbe in poche settimane? La nostra risposta è che il documento probabilmente non è all’altezza perché non risponde alle richieste della Regione. Forse sarà approvato per qualche intercessione di qualcuno che ha lasciato una poltrona vuota a Ladispoli, ma non certo perché vi siano risposte concrete. Infatti si risponde dicendo tanti “faremo e provvederemo” ma non si spiega come saranno colmati i vuoti di depurazione nella zona sud dove andranno insediate migliaia di nuovi residenti. Non si spiega entro quanto tempo sarà normalizzata la risorsa idrica e non è poco visto che a Monteroni l’acqua non è potabile dal 2018 e questa amministrazione è stata incapace di risolvere il problema e neanche di dare un risarcimento simbolico. Quindi oggi lo scempio è di decidere su Piani Integrati che sono varianti di una variante non ancora approvata. Tanto da poter supporre che queste varianti siano state affrettatamente messe in approvazione per eludere le prescrizioni che la Regione ha dato. Per il Piano Integrato al km 38 poteva avere un senso visto che ha dichiarato di aver recepito le prescrizioni, ma per il Piano del km 37 siamo in ambito molto discutibile. Infatti si prende un pezzo di Area Produttiva ed un pezzo di Area Residenziale si agita e butta giù una proposta che serve solo a certi proprietari ma con una gran pernacchia a chi ad Olmetto aspetta da trent’anni ed è fermo solo in attesa della certezza di poter imporre regole assurde. Ma dove andranno le fogne di tutte quelle aree, Olmetto inclusa? In certi documenti si parla di dispersione con fitoassorbimento, ad un passo dal Bosco di Palo che già si sta disseccando? Ridicolo. Inoltre come pensano, in concreto, di risolvere il problema segnalato dalla Regione per l’acqua? Si parla dell’acquedotto Statua, quello connesso al nuovo pozzo, ma ad oggi quel settore non ha acqua potabile e ATO2 non ha comunicato investimenti per risolvere il problema. E dove sarebbero i corridoi verdi? Forse pensano di portare gli insetti dal Bosco alla campagna con il Cotral? E dove sono le regole organiche per la gestione delle aree di sviluppo residenziale? E come si integreranno i Piani nel tessuto dei trasporti visto che il Piano del traffico è scaduto da anni e la mancanza di soluzioni si tasta dal vivo quando si entra in ore di punta? Urbanistica significa pianificare il territorio alla luce del tessuto sociale. Da ultimo c’è poi il centro Ecclesiastico, che altro non è che la chiesa per gli ortodossi, sicuramente una cosa legittima, ma pur sempre altra cubatura che si è scelto di mettere a ridosso della Parrocchia di Palo che, volenti o nolenti, è uno dei pochi beni paesaggistici di un certo rilevo a Ladispoli, insieme a Torre Flavia, il Castello di Palo ed il Castellaccio escludendo dei ruderi archeologici ma non paesaggistici. Quindi il nostro parere è che il documento di risposta alle prescrizioni VAS sia solo una foglia di fico che si spera di far passare in regione, magari con qualche interessamento di giunta, ma che non spieghi assolutamente come si risolveranno i problemi strutturali segnalati. Non serve a Ladispoli ma solo a mettere la polvere sotto al tappeto e mandare avanti i due Piani del km 38 e questo nuovo del km 37. E mentre lo scempio di tutta la variante è stato fatto in precedenza, l’area marcata C10 è apparsa con le modifiche portate durante l’amministrazione Grando. Il sospetto che fosse tutto programmato ben prima della progettazione e di tutti i riti del Consiglio, delle osservazioni e deduzioni è forte. E a proposito di certe interviste del sindaco che parla di anticipare piani (ma perché tanta fretta a rischio di errori?) e parla di aver fatto azioni coraggiose, che però questo piano sembra ricompensare con molti interessi sopra, sorge spontanea una domanda: ma tutte queste aree per le quali è cambiata la destinazione d’uso, pagano l’ICI per terreno edificabile come previsto per legge oppure si chiedono i soldi solo a chi ha un piccolo lotto magari con tanto di more punitive? Non abbiamo letto la regola che prima di passare in Consiglio un Piano Integrato vi sia una verifica che siano state versate, per tempo, tutte le tasse dovute come i comuni mortali, e sono anni di importi notevoli. Una urbanistica che invece del procedimento partecipativo dei cittadini è gestita ‘a la carte’, come un menù del ristorante, e con tanto di arroganza e atteggiamenti di scherno per distrarre dalla mancanza di attenzione al bene comune, e questo è un film vecchio che sa di muffa e di bugie elettorali. “L’uomo superiore è calmo senza essere arrogante, l’uomo dappoco è arrogante senza essere calmo.” Confucio.

cardinal Mazzarino

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