domenica, Aprile 28, 2024

Via Crucis al Colosseo senza Francesco. I temi: dalla folle guerra ai bimbi non nati

Almeno 25mila tra pellegrini e romani hanno partecipato al Colosseo alla Via Crucis che ha concluso i riti d el Venerdì Santo.  Un appuntamento che, però, all’ultimo momento, ha visto l’assenza di Papa Francesco che ha preferito seguire la rievocazione della Via dolorosada Casa Santa Marta in Vaticano per preservare la salute per i prossimi, impegnativi appuntamenti della Settimana Santa, a iniziare dalla veglia di sabato notte nella Basilica Vaticana. A presenziare la Via Crucis al Colosseo è stato il vicario del Papa a Roma, il cardinale Angelo De Donatis. “Per conservare la salute in vista della Veglia di domani e della Santa Messa della domenica di Pasqua, questa sera Papa Francesco seguirà la Via Crucis al Colosseo da Casa Santa Marta” ha comunicato una nota della Sala stampa della Santa Sede. E’ la seconda volta che Papa Francesco salta la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo. Anche l’anno scorso, infatti, il Santo Padre non partecipò al rito a causa del “freddo intenso” di quei giorni a Roma: i medici, infatti, gli avevano suggerito un po’ di prudenza dopo la bronchite acuta che lo aveva costretto a un ricovero al Gemelli. Sono sia religiosi che laici a portare la croce nel corso della tradizionale Via Crucis al Colosseo. Per i consacrati, la croce viene portata da una stazione all’altra, da alcune suore di clausura e un eremita, da alcuni sacerdoti che amministrano il sacramento della Confessione in alcune Basiliche romane, da alcuni Parroci della Diocesi di Roma e da delle consacrate. Una presenza, quella di quanti si alterneranno portando la croce, composta poi da alcuni residenti in una Casa Famiglia, da persone accolte in una Comunità di recupero e di assistenza sociale, da delle persone con disabilità e da alcune donne impegnate nella pastorale sanitaria. Tra le altre presenze, quelle di un gruppo di migranti, di alcuni giovani e di operatori della Caritas di Roma. Saranno, invece, i giovani universitari che accompagneranno con le fiaccole accese gli spostamenti della croce all’interno dell’Anfiteatro Flavio. Quattordici stazioni nelle quali Papa Francesco, dialogando con Gesù, affronta il tema della “follia della guerra”. Quello dei femminicidi – con le donne che subiscono “oltraggi e violenze” – e quello degli hater, che usano “una tastiera per insultare e pubblicare sentenze”. Ma il pensiero va anche ai “bimbi non nati” e a quelli “abbandonati”, senza dimenticare i “troppi anziani scartati”. Il Papa, per la prima volta nel suo pontificato, ha deciso di scrivere lui stesso le meditazioni per la Via Crucis. Nelle meditazioni, intitolate “In preghiera con Gesù sulla via della croce”, quando Gesù è condannato a morte, nella prima stazione, il testo scritto da Bergoglio prevede una riflessione: “Gesù, mi accorgo che ti conosco poco perché’ non conosco abbastanza il tuo silenzio; perché nella frenesia di correre e fare, assorbito dalle cose, preso dalla paura di non stare a galla o dalla smania di mettermi al centro, non trovo il tempo per fermarmi e rimanere con te”. Quando Gesù è caricato sulla Croce, nella seconda stazione, Bergoglio fa riferimento a tutte le croci che ogni giorno ognuno di noi porta: “una malattia, un incidente, la morte di una persona cara, una delusione affettiva, un figlio che si è perso, il lavoro che manca, una ferita interiore che non guarisce, il fallimento di un progetto, l’ennesima attesa andata a vuoto”. Croci che Gesù non esita a caricarsi “sulle spalle” per “togliercene il peso”. Alla terza stazione, quando Gesù cade la prima volta, il Pontefice sottolinea: “Cadrò nella vita, ma con l’amore potrò rialzarmi e andare avanti, come hai fatto tu, che sei esperto di cadute. La tua vita, infatti, è stata un continuo cadere verso di noi: da Dio a uomo, da uomo a servo, da servo a crocifisso, fino al sepolcro; sei caduto in terra come seme che muore, sei caduto per rialzarci da terra e portarci in cielo”. Quando Gesù incontra la madre, alla quarta stazione, il Papa si rivolge a Maria: “Ferma la mia corsa, aiutami a fare memoria: a custodire la grazia, a ricordare il perdono e i prodigi di Dio, a ravvivare il primo amore, a riassaporare le meraviglie della provvidenza, a piangere di gratitudine”. Alla quinta stazione, quando Gesù viene aiutato dal Cireneo, il Papa parla della difficoltà nel “chiedere una mano, per paura di dare l’impressione di non essere all’altezza”. Ma Gesù insegna a soccorrere gli altri proprio “nelle debolezze di cui si vergognano”. Con la sesta stazione, quando Gesù riceve conforto dalla Veronica, il Papa sottolinea come “tanti seguono il barbaro spettacolo” dell’esecuzione di Gesù: “Accade anche oggi, Signore” e “non serve nemmeno un macabro corteo: basta una tastiera per insultare e pubblicare sentenze”. Alla settima stazione, con Gesù che cade nuovamente sotto il peso della croce, Bergoglio riflette: “Lo capisco quando mi sento schiacciato dalle cose, bersagliato dalla vita e incompreso dagli altri; quando avverto il peso eccessivo e snervante della responsabilità e del lavoro, quando sono compresso nella morsa dell’ansia, assalito dalla malinconia, mentre un pensiero soffocante mi ripete: non ne esci, stavolta non ti rialzi”. Ma Gesù è “caduto più volte sotto il peso della croce per starmi vicino quando ricado”. Quando Gesù incontra le donne di Gerusalemme, all’ottava stazione, il Pontefice approfitta per sottolineare “la grandezza delle donne”, che “ancora oggi vengono scartate, subendo oltraggi e violenze”. Arrivati alla nona stazione, con Gesù spogliato delle sue vesti, il Papa parla a Gesù dei sofferenti, “perché tu sei lì, in chi è spogliato di dignità, nei cristi umiliati dalla prepotenza e dall’ingiustizia, da guadagni iniqui fatti sulla pelle degli altri nell’indifferenza generale”. Il perdono è il tema della decima stazione, con Gesù inchiodato alla croce: “Gesù, che io preghi non solo per me e per i miei cari, ma per chi non mi vuol bene e mi fa del male”. L’undicesima stazione, quando Gesù grida il suo abbandono – il Santo Padre rivolge il suo pensiero ai “bimbi non nati” e a “quelli abbandonati” e ai “tanti giovani, in attesa di chi ascolti il loro grido di dolore”, i “troppi anziani scartati”, i “detenuti” e “chi è solo”. E i “popoli più sfruttati e dimenticati”. Quando Gesù muore consegnandosi al Padre e consegnando al buon ladrone il paradiso, alla dodicesima stazione, il Pontefice sottolinea come la preghiera “può cambiare la storia”. Laddove la croce “emblema del supplizio” diventa “icona dell’amore”. Alla tredicesima stazione, con Gesù viene deposto dalla croce tra le braccia di Maria, il Papa si rivolge alla Madre: “Maria, noi siamo poveri di ‘sì’ e ricchi di ‘se’: se avessi avuto genitori migliori, se fossi stato più compreso e amato, se mi fosse andata meglio la carriera, se non ci fosse quel problema, se solo non soffrissi più, se Dio mi ascoltasse’ Perennemente a chiederci il perché delle cose, fatichiamo a vivere il presente con amore”. Infine, nella quattordicesima stazione, il Papa si rivolge a Giuseppe di Arimatea, nel cui sepolcro viene deposto il corpo di Gesù: “Il tuo sepolcro che – unico nella storia – sarà fonte di vita, era nuovo, appena scavato nella roccia. E io, che cosa do di nuovo a Gesù in questa Pasqua? Un po’ di tempo per stare con Lui? Un po’ di amore per gli altri? I miei timori e le mie miserie sepolte, che Cristo attende gli offra come hai fatto tu col sepolcro? Sarà davvero Pasqua se donerò qualcosa di mio a Colui che per me ha dato la vita: perché è dando che si riceve; perché la vita si trova quando si perde e si possiede quando si dona”.

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