di Alessandro Ceccarelli
È morta all’età di 91 anni l’attrice Lea Massari, interprete intensa e aristocratica, tra le figure più significative del cinema e del teatro italiano del Novecento. La notizia, diffusa oggi dal Messaggero, arriva a funerali già avvenuti: una cerimonia privata si è tenuta lunedì 23 giugno nella cattedrale di Sutri (Viterbo), seguita dalla sepoltura nella cappella di famiglia del cimitero comunale. Nata Anna Maria Massatani a Roma il 30 giugno 1933, Massari ha attraversato quasi mezzo secolo di cultura italiana, lasciando un segno indelebile sul grande schermo, in teatro e negli sceneggiati televisivi della Rai. “Sono venuta alla luce nel quartiere di Monteverde Vecchio e sono cresciuta tra Prati e Parioli, quando era ancora campagna”, raccontava in un’intervista. Dopo un’adolescenza trascorsa tra Spagna, Francia e Svizzera al seguito del padre ingegnere, tornò a Roma per iscriversi alla Facoltà di Architettura. Intanto lavorava come indossatrice e collaborava con Piero Gherardi, celebre scenografo e amico di famiglia, che la introdusse nel mondo del cinema. Nel 1954 debuttò in “Proibito” di Mario Monicelli, accanto ad Amedeo Nazzari e Mel Ferrer. Fu in quell’occasione che adottò il nome d’arte “Lea Massari”, in memoria del fidanzato Leo, scomparso tragicamente poco prima delle nozze. La notorietà arrivò pochi anni dopo, nel 1957, con “I sogni nel cassetto” di Renato Castellani. Ma fu Michelangelo Antonioni a consegnarla alla storia del cinema con “L’avventura” (1960), in cui interpretava Anna, la donna che scompare misteriosamente, lasciando spazio all’enigmatica Monica Vitti. Negli anni successivi fu protagonista in film d’autore e popolari: da “Una vita difficile” (1961) di Dino Risi, dove fu la sensibile e coraggiosa Elena Pavinato accanto ad Alberto Sordi, a “La giornata balorda” di Mauro Bolognini. Collaborò con registi del calibro di Sergio Leone, Antonioni, Monicelli, Dino Risi e molti altri. Anche il teatro occupò un ruolo centrale nella sua carriera: debuttò nel 1960 con “Due sull’altalena” diretta da Arnoldo Foà e partecipò a importanti allestimenti, tra cui “Il cerchio di gesso del Caucaso” di Brecht con la regia di Luigi Squarzina (1974), e “Sarah Barnum” diretta da Georges Wilson (1981). Grande successo anche nella commedia musicale “Rugantino” (1962), nel ruolo di Rosetta, al fianco di Nino Manfredi, Aldo Fabrizi e Bice Valori. Da oltre trent’anni si era ritirata dalla vita pubblica e dalle scene, custodendo con riservatezza il ricordo di una carriera intensa e raffinata. Con la sua scomparsa, il mondo del cinema e del teatro italiano perde una figura di profonda eleganza, talento e sensibilità.