lunedì, Novembre 10, 2025

SOS in mare: quando il coordinamento funziona, nonostante tutto (e tutti)

Mentre la politica galleggia a vista tra guerre di corrente e comunicati fotocopia, c’è ancora chi sa cosa fare — e lo fa. Succede nel mare agitato al largo di Ardea, dove ieri sera si è scritta una pagina che sarebbe normale in un Paese normale, e invece qui merita di essere raccontata come fosse un’eccezione: quella di una macchina dei soccorsi che, nonostante tutto, ha funzionato. Alle 19, un uomo solo su una barca di 7,5 metri lancia un Mayday. Si è ferito al torace e al braccio — sembra per colpa di vetri rotti, ma questa parte la lasciamo ai giallisti del weekend — e chiede aiuto. Si trova oltre l’area SAR di Fiumicino, in una zona dove il mare picchia con forza 4 e il vento soffia come le chiacchiere in consiglio comunale. Il primo a rispondere non è uno Stato, ma una nave mercantile in attesa di scaricare gas. Fa quello che farebbe uno Stato con la S maiuscola: si avvicina, prende l’uomo a bordo e gli presta le prime cure, su indicazione della Capitaneria di Fiumicino, con regia della Direzione Marittima di Civitavecchia e assistenza del CIRM (sì, c’è ancora un Centro Internazionale Radio Medico che funziona e non è finito in qualche taglio lineare). Poi entra in scena anche l’Italia ufficiale, quella con le divise e le motovedette. La CP 831 parte da Fiumicino, ma il mare è incazzato e serve rinforzo: arriva la CP 859 da Anzio. In due provano, riprovano, falliscono. E intanto il tempo passa, e l’angoscia cresce. Sembra la solita storia italiana: mezzi insufficienti, logistica da ridere, eroi costretti a rimediare al disastro strutturale. Ma no, stavolta non è così. Alle 22.17, col mare che per una manciata di minuti si placa, la CP 859 coglie l’attimo: imbarca il ferito e lo porta a terra. Salvo. Intervento riuscito. Fine della storia? Sì, ma con un retrogusto. Perché in un Paese dove spesso i soccorsi arrivano in ritardo o non arrivano proprio, dove le competenze si rimpallano come le responsabilità, dove le reti di coordinamento sono più buone a parole che nei fatti, stavolta è successo il contrario. Tre comandi diversi, un mercantile privato, una radio medica, due motovedette e una volontà comune: salvare una vita. Nonostante la burocrazia, il meteo, le onde e — diciamolo — lo Stato stesso. Una piccola lezione da mare grosso: quando le persone decidono di agire, non c’è tempesta che tenga.

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