Fumo tossico, discariche abusive, incendi sempre più frequenti e una situazione igienico-sanitaria fuori controllo. Ma oltre ai cittadini, a pagare il prezzo più alto del degrado che affligge le Salzare sono anche i commercianti della zona, sempre più in difficoltà. Il turismo, un tempo risorsa preziosa per l’economia locale, è ormai in fuga. I bagnanti evitano le spiagge del litorale rutulo, preferendo località più sicure e salubri. E le vetrine abbassate cominciano ad aumentare. «Così si uccide il turismo – lamentano alcuni operatori della zona – le famiglie non vogliono più venire qui. Hanno paura per i bambini, per l’aria irrespirabile, per lo stato delle strade. Ardea finisce sulle pagine della cronaca nera e non su quelle delle guide turistiche». Gli ultimi roghi – l’ennesimo a via delle Acque Alte solo pochi giorni fa – sono solo la punta dell’iceberg. Il declino progressivo dell’area è ormai sotto gli occhi di tutti: interi quartieri abbandonati a se stessi, rifiuti ovunque, controlli inesistenti o inefficaci. A nulla sono serviti i progetti di bonifica o le promesse elettorali: bastano pochi giorni, e tutto torna come prima. O peggio. Tra i temi più caldi c’è quello delle settanta telecamere donate tempo fa dalla Regione Lazio al Comune per monitorare le aree sensibili e scoraggiare sversamenti e incendi. Una dotazione teoricamente utile, ma che si è trasformata in un caso opaco: non è chiaro dove siano state installate – se lo sono state –, né se siano mai state attivate. Nessuna comunicazione ufficiale, nessun cartello di segnalazione, nessun dato pubblico. La trasparenza amministrativa, in questo contesto, resta un miraggio. La fiducia nei confronti delle istituzioni è al minimo storico. «Le promesse non bastano più – denunciano alcuni residenti – chiediamo interventi veri, controlli continui, un piano di sicurezza serio. Non possiamo vivere con la paura che un altro rogo ci costringa a chiudere le finestre o, peggio, a scappare dalle nostre case». Intanto, si moltiplicano le vendite a prezzi stracciati, i trasferimenti forzati, e cresce la percezione che Ardea si stia trasformando in una nuova “terra dei fuochi”. Un’area dove lo Stato arretra e il degrado avanza, dove la legalità cede il passo all’abbandono, e dove la convivenza civile si sgretola, rogo dopo rogo. Il grido d’allarme è unanime: «Serve una risposta vera, forte, concreta. Subito».