Quattro nomi che Roma non dimentica: Gaia, Camilla, Leonardo e Mattia. Quattro giovani vite spezzate sull’asfalto di Corso Francia, una delle arterie più trafficate e pericolose della Capitale. Nelle scorse ore i familiari delle vittime si sono ritrovati proprio lì, davanti al murale commemorativo e agli striscioni pieni di fiori e messaggi, per trasformare il dolore in un appello collettivo: “Basta morti sulla strada, servono interventi concreti per la sicurezza”. Tra loro c’era anche Martina Liguori, la madre di Mattia, il giovane investito pochi giorni fa mentre tornava da una manifestazione per la Palestina. La sua voce, ferma ma carica di emozione, ha dato voce al sentimento di tante famiglie: “Su quella strada le macchine continuano a sfrecciare come se nulla fosse. Ogni giorno c’è qualcuno che rischia di non tornare a casa. Non possiamo più aspettare che ci sia un’altra tragedia”. Negli anni, Corso Francia è stato oggetto di interventi di messa in sicurezza, dal potenziamento delle barriere laterali al rifacimento dell’asfalto e della segnaletica orizzontale, fino all’installazione di autovelox e telecamere di controllo. Ma per chi ha perso un figlio, tutto questo non è abbastanza. “Il ricordo non può bastare – dicono – serve una vera rivoluzione culturale, che parta dal rispetto dei limiti di velocità e arrivi fino all’educazione stradale nelle scuole”. Il traffico incessante scorre accanto al punto in cui, nel dicembre del 2019, Gaia e Camilla persero la vita attraversando la strada. Poco più avanti, le candele e i fiori ricordano Leonardo e Mattia, vittime più recenti della stessa dinamica: auto che corrono troppo, strisce pedonali ignorate, e un tratto stradale che, nonostante i miglioramenti, continua a essere un pericolo costante. Ora i familiari chiedono al Comune di Roma e al Municipio II di intervenire con urgenza: nuove passerelle pedonali rialzate, illuminazione potenziata, limitatori di velocità fisici e presenza fissa di pattuglie nelle ore di punta. “Non vogliamo più commemorare, vogliamo prevenire” – ha detto un padre stringendo tra le mani una foto incorniciata. Corso Francia, ancora una volta, diventa il simbolo di una battaglia civile: quella di chi ha perso tutto, ma continua a lottare perché altri possano tornare a casa vivi.