Sale a cinque il bilancio degli italiani morti in due distinti incidenti in Nepal. Oltre a Stefano Farronato e Alessandro Caputo, il cui decesso sul picco Panbari è stato confermato dalla Farnesina, c’è stato un altro incidente al campo base di Yalung Ri dove si trovava una seconda spedizione di 12 persone. Secondo quanto riportato dai media locali una valanga avrebbe provocato la morte di 7 alpinisti, di cui tre di nazionalità italiana, un alpinista francese, uno tedesco e due guide alpine nepalesi.
Uno degli alpinisti travolti dalla valanga al Yalunf Ri è Paolo Cocco. A confermarlo è stato, all’agenzia La Presse, Il sindaco di Fara San Martino (Chieti), Antonio Tavani. Cocco era un fotografo italiano che tentava la scalata del Dolma Khang in Nepal. Tavani ha affermato a LaPresse di essere stato avvisato dal fratello della vittima. Cocco, ha detto il primo cittadino del comune abruzzese, “raccoglieva sempre le sfide più affascinanti, come questa che stava vivendo”. Lunedì, una valanga ha colpito un gruppo di 12 persone al campo base del picco Yalung Ri, a 5.630 metri, nel Nepal centrale. Sette persone sono morte nel disastro, tra cui tre italiani, due nepalesi, un tedesco e un alpinista francese, ha riferito all’Afp Phurba Tenjing Sherpa, dell’organizzatore della spedizione Dreamers Destination. Il loro decesso è stato confermato questa mattina dalle autorità locali. Altri connazionali risultano dispersi e le ricerche sono in corso. Il consolato generale a Calcutta, anche per il tramite del consolato generale onorario a Kathmandu, in stretto raccordo con la Farnesina, sta seguendo direttamente l’evoluzione della situazione in contatto con le autorità locali e con i familiari dei connazionali, spiega ancora la Farnesina. Il consolato generale a Calcutta, competente per il Nepal, riporta una situazione molto complessa, con comunicazioni difficili e diverse famiglie italiane che non riescono a mettersi in contatto con i propri cari. La sede sta sollecitando le autorità locali, che al momento parlano di “dispersi” e non di vittime. Ieri sera circolava notizia su media internazionali di una seconda vittima italiana ma al momento non ci sono conferme. I connazionali – riferisce la Farnesina – sono stati sorpresi da forti nevicate al Campo 1 (5mila metri di altitudine). L’allarme è stato lanciato dal capogruppo, Valter Pellino, rimasto al campo base. Ieri i soccorritori si sono concentrati sulla ricognizione dell’area tra il campo base e il campo 1, ma le squadre si sono fermate a Samagou a causa delle difficoltà della missione e del sopraggiungere della notte. Le operazioni di ricerca riprenderanno domani, quando il meteo prevede bel tempo. L’elicottero si avvicinerà il più possibile alla montagna fino a pochi anni fa ancora inesplorata dagli alpinisti. E’ stato recuperato Pellino, 64 anni, capo della spedizione “Panbari Q7” iniziata il 7 ottobre scorso. Veterinario di Pinerolo, Pellino era rimasto al campo 1 a seguito di un grave problema a un piede. La missione era quella di scalare con gli sci una montagna quasi sconosciuta e molto difficile. Il Panbari è stato aperto per la prima volta alle spedizioni straniere nel 2002. Nel settembre del 2006 una spedizione universitaria giapponese ha scalato la montagna in stile alpino. Himal Gautam, funzionario del dipartimento del turismo del Nepal, spiega a proposito di Caputo e Farronato: “I due sono rimasti bloccati nel campo uno a causa delle forti nevicate e non si hanno più contatti da sabato”. Come afferma il dipartimento, i connazionali avevano ottenuto il permesso di scalata dalla Sherpa Alpine Trekking Service con il numero di autorizzazione 102: “Il dipartimento del turismo sta coordinando e facilitando continuamente le operazioni di ricerca e soccorso con le agenzie interessate e altre autorità”. Il Consolato Generale Onorario a Kathmandu, in stretto raccordo con l’Ambasciata d’Italia a Delhi e con la Farnesina sta seguendo direttamente l’evoluzione della situazione mantenendo informati i familiari dei connazionali. Il Panpari Himal, situato nella remota regione occidentale del Nepal, è raramente scalato e si trova in un tratto accidentato dell’Himalaya che spesso è soggetto a condizioni meteorologiche imprevedibili. L’incidente è avvenuto mentre il ciclone Montha ha portato pioggia e neve diffuse in tutto l’Himalaya nepalese negli ultimi giorni, interrompendo i voli, le operazioni di soccorso e i programmi di trekking. Sagar Pandey, presidente dell’Associazione delle agenzie di trekking del Nepal, ha affermato che più di mille escursionisti e turisti hanno dovuto essere salvati da quando martedì sono iniziate le forti nevicate. “È stata una sfida perché le operazioni con gli elicotteri erano difficoltose a causa della scarsa visibilità”. “Siamo atterrati! Il primo respiro d’aria nepalese è un mix di incenso, spezie e pura adrenalina. Ad accoglierci all’aeroporto… l’immancabile collana arancione 🌼 — simbolo di benvenuto, buon auspicio e, diciamolo, ufficiale inizio dell’avventura! Tra clacson, sorrisi e mille colori, #Kathmandu ci abbraccia con la sua energia unica. Le prossime tappe? Ancora tutte da scoprire, ma una cosa è certa: il viaggio è appena cominciato… e promette emozioni forti!”
Nepal, salgono a cinque le vittime italiane






