giovedì, Dicembre 4, 2025

Brandizzo, “L’allarme dato a vista per aggirare i divieti e finire prima i lavori”

Nelle indagini sull’incidente ferroviario di Brandizzo si rafforza l’ipotesi a cui sta lavorando la procura di Ivrea: dietro la stage ci sarebbero anche errori umani. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, inoltre, dalle prime testimonianze davanti ai pm emergerebbe quella che sembra essere una vera e propria prassi utilizzata dagli operai per aggirare i divieti e finire prima i lavori: intere squadre al lavoro sui binari prima degli orari concordati. Con una sorta di allarme a vista, un collega con lo sguardo puntato lungo la ferrovia: “Se c’è un treno, io vi avviso e voi vi togliete”.

“Si andava prima sul binario per affrettare il lavoro”

Antonio Veneziano, ex collega dei cinque operai morti, è stato tra i primi a confermare questa ricostruzione. “E’ capitato più volte, andavamo sul binario per affrettare il lavoro”, aveva detto al Tg1. Lunedì è stato sentito in procura. E’ passato anche Antonino Laganà, fratello di Kevin, la più giovane delle vittime, nonché suo collega di lavoro all’impresa Sigifer di Borgo Vercelli.
La testimone chiave dell’inchiesta Ascoltata anche quella che è considerata la testimone chiave dell’inchiesta sulla tragedia di Brandizzo, una dipendente delle Ferrovie di 25 anni. E’ lei che, dalla sala controllo di Chivasso, la sera del 30 agosto si è tenuta in contatto con il collega sul posto. Ed è lei, secondo quanto risulta dalle telefonate acquisite dagli investigatori, ad avere lanciato quegli avvertimenti rimasti inascoltati. La giovane donna, trasferita a Chivasso dopo un primo periodo ad Alessandria con il sogno di raggiungere prima o poi una sede in Valle di Susa, dove abita la famiglia, ha trascorso l’intera giornata in procura a Ivrea.

I tre avvertimenti inascoltati

“L’ho detto per tre volte: i lavori non dovevano cominciare perché era previsto il passaggio di un treno”, avrebbe ripetuto la donna davanti al pm. La sua deposizione è considerata molto utile per chiarire i contorni dell’incidente costato la vita a cinque operai. Ma non solo. Bisogna districarsi in una selva di regolamenti, procedure, termini tecnici. Intanto le famiglie dei cinque operai deceduti sono state invitate a fornire elementi che possono portare al riconoscimento dei corpi: tatuaggi, arcate dentarie, qualunque cosa. Solo in seguito potrà essere concesso il nullaosta per i funerali.

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