
Da quanto emerso sembra che l’algerino non fosse mai stato fermato né controllato prima in Italia e per questo si sta cercando di capire come sia entrato nel nostro Paese e come abbia raggiunto Milano. Qui non aveva un domicilio fisso né documenti e dormiva, emerge dagli atti, in una “moschea in zona Lampugnano”.
L’uomo, su disposizione della Corte d’Appello di Milano competente per la procedura di estradizione, per la quale il ministro della Giustizia ha già dato l’assenso, è stato portato nel carcere “San Vittore”, in attesa dell’imminente trasferimento in Algeria, che avverrà il 22 novembre. Nell’udienza davanti alla quinta sezione penale d’Appello ha detto “mi piace l’Italia, ci vivo da un anno” e si è qualificato come un “ambulante di ricariche telefoniche”.
“Grazie alle forze dell’Ordine e avanti così, inseguiamoli uno per uno e rispediamoli a casa”. Così su Instagram il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, commentando la notizia del ricercato per terrorismo arrestato sulla metropolitana di Milano. “Ricercato in Algeria – ha scritto – aveva un coltello nello zaino, ha provato ad aggredire i poliziotti e alla fine ha gridato ‘Allah Akbar’. Ora in galera a San Vittore, presto a casa sua in Algeria”.






