domenica, Maggio 5, 2024

Lavoro a chiamata: ecco come cambia

Cala in Italia il lavoro occasionale. Sono 592.000 gli addetti che nel 2017 hanno svolto un’attività lavorativa nel nostro Paese per meno di 10 ore alla settimana. Di questi, 389.000 hanno prestato servizio come dipendenti e gli altri 203.000 come lavoratori autonomi. Dal 2014 il numero di questi lavoratori è leggermente in calo sia a seguito della ripresa occupazionale sia della riforma dei voucher avvenuta l’anno scorso che ha “aumentato” il ricorso al lavoro irregolare. I numeri sono forniti dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre che sottolinea come la cosiddetta ’gig economy’ incida ancora poco.
Questi 592.000 addetti, aggiunge la Cgia, sono persone impiegate in lavori saltuari: 2 su 3 sono donne occupate, principalmente, nei servizi alla persona, come domestiche, baby-sitter, badanti, o al servizio di attività legate alla cura della persona (parrucchiere, estetiste, centri benessere).
Un altro comparto dove si concentra un’incidenza molto elevata di occupati saltuari è l’alberghiero-ristorazione e i servizi alle imprese. Rispetto al 2007, il numero complessivo dei lavoratori saltuari è aumentato del 20,3 per cento.
Gli over 65 sono i più numerosi: l’incidenza degli occupati con meno di 10 ore alla settimana sul totale dei lavoratori della stessa fascia demografica è pari al 6,9 per cento; seguono i giovani tra i 15 e i 24 anni (4,7 per cento). “Questi dati – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – evidenziano che la cosiddetta gig economy, sebbene in forte espansione, alimenta un’occupazione on demand ancora molto contenuta. Le opportunità offerte dai siti, dalle applicazioni e dalle piattaforme web, ad esempio, stanno riempendo le nostre strade di ciclocorrieri, ma i cosiddetti piccoli lavoretti sono ancora ad appannaggio di settori tradizionali, come i servizi alla persona, e in quelli dove è molto elevata la stagionalità. Ambiti, tra l’altro, dove la presenza degli stranieri è preponderante”.
In valore assoluto la fascia di età che raggruppa il maggior numero di occupati complessivi è quella tra i 45-54 anni (quasi 7 milioni di persone).
L’area territoriale dove queste prestazioni occasionali sono più diffuse è il Centro: se a livello nazionale l’incidenza dei lavoratori saltuari sul totale degli occupati presenti in Italia è pari al 2,6%, nel Centro la quota sale al 3%. In termini assoluti, invece, è il Mezzogiorno la ripartizione geografica che presenta il numero più elevato: degli 592.000, 171.000 lavora al Sud, 148.000 sia al Centro sia a Nordovest e 125.000 a Nordest.

Redazione
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