domenica, Aprile 28, 2024

Casa, movimenti: "527 famiglie escluse da Sassat per vizi di forma, ci mobiliteremo"

"La metà dei romani in assistenza alloggiativa che vivono nei cosiddetti ’residence’ (Caat) sono stati esclusi dal bando Sassat per meri vizi di forma. In altre parole, rischiano uno sfratto di massa per aver compilato male un modulo". Così in una nota dell’Unione Inquilini.
"Ad agosto il Comune di Roma – prosegue la nota – ha pubblicato gli elenchi degli ’ammessi’ e degli ’esclusi’ del bando per i Sassat, che nelle intenzioni del campidoglio dovrebbero sostituire i vecchi residence. Di tutte le 1300 famiglie che hanno presentato domanda, oltre la metà, ben 527, sono state escluse per vizi di forma, 125 sono gli esclusi sanabili e soli 529 gli ammessi".
"Di fronte allo scempio dell’Amministrazione del Comune di Roma evidentemente intenzionata a escludere, con cavilli burocratici, la quota delle famiglie che hanno diritto all’alloggio – continua la nota – i sindacati per la casa, i movimenti di lotta e il Coordinamento dei residence chiedono un incontro con l’assessora Rosalba Castiglione e la dirigenza del dipartimento politiche abitative per sollecitare una proroga di due mesi della scadenza dei termini. È infatti inaccettabile – affermano – che una graduatoria provvisoria, uscita nel mese di agosto, abbia fissata al 17 settembre la data per i ricorsi. Paradossalmente poi i 500 alloggi previsti non sono nelle disponibilità del Comune di Roma. Dopo due bandi andati a vuoto il Comune riduce a 5 milioni il budget e a 500 le unità abitative".
"Dopo anni di sperpero di denaro pubblico e di promesse – conclude la nota – le famiglie dei residence non hanno alcuna garanzia e con i Sassat dopo due anni, nonostante siano nel pieno diritto per l’alloggio popolare, si troveranno ancora in precarietà abitativa. La tema della casa rischia di divenire esplosiva di fronte alla possibilità degli imminenti sgomberi che a Roma potrebbero verificarsi con la Circolare del Ministero dell’interno. La mancanza di una pianificazione della questione rischia di diventare una macelleria sociale di fronte alla quale non possiamo che mobilitarci".

Redazione
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