venerdì, Aprile 19, 2024

Rapporto di Svimez: nel Sud persi 380mila posti di lavoro e nel Centro-Nord altri 600mila in meno

Il calo dell’occupazione nel 2020 dovrebbe attestarsi intorno al 3,5% nel Centro-Nord (circa 600mila occupati) ed intorno al 6% nel Mezzogiorno (circa 380mila occupati). E’ quanto stima la Svimez in un rapporto nel quale evidenzia come per il Mezzogiorno si tratti di un impatto che per intensità è paragonabile a quello subito nel quinquennio 2009-2013. La ripresa dell’occupazione nel 2021 si attesterebbe al +2,2% a livello nazionale per effetto di una crescita dell’1,3% nel Mezzogiorno e del 2,5% nel Centro-Nord. Per effetto di tali andamenti l’occupazione meridionale, si sottolinea, scenderebbe intorno ai 5,8 milioni, su livelli inferiori a quelli raggiunti nel 2014 al culmine della doppia fase recessiva. Il tasso di occupazione scenderebbe di circa 2 punti percentuali e mezzo al 42,2% per risalire di un punto nel 2021. Nel 2020 il Pil dovrebbe registrare un calo dell’8,2% nel Mezzogiorno e del 9,6% nel Centro-nord. Il pil in Italia dovrebbe registrare un calo del 9,3%, stima ancora la Svimez sottolineando che il calo del Pil “è più accentuato al Centro-Nord risentendo in misura maggiore del blocco produttivo imposto per contenere la diffusione della pandemia e per due ordini di motivi aggiuntivi”. Nel 2020, le esportazioni di merci dovrebbero contrarsi, rispettivamente, del 15,6 e del 13,7% per cento nel Sud e nel Centro-Nord. In quest’ultima area esse pesano, però, per quasi il 30% sul Pil, rispetto a meno del 10 in quelle meridionali. Nel 2021 il Pil dovrebbe conoscere un rimbalzo di entità significativamente superiore nel Centro-Nord (5,4%) rispetto al Sud (2,3%). Lo rende noto la Svimez spiegando che “si tratta di una previsione costruita sull’ipotesi di una sostanziale assenza di fenomeni legati alla pandemia analoghi a quelli sperimentati di recente, sia nel nostro Paese che altrove”. Ma il forte differenziale tra le due macroaree durante la fase di ripresa, si sottolinea, “è destinato a rimanere anche in presenza di scenari differenti in ragione dal fatto che i principali comparti dell’economia meridionale sono caratterizzati da un’elasticità del valore aggiunto alla domanda che, nelle fasi ascendenti del ciclo, è sistematicamente inferiore a quella delle regioni centrosettentrionali”. La caduta del reddito disponibile delle famiglie consumatrici nel 2020 appare essere la più ampia mai riscontrata dalla metà degli anni ’90 (-4,1% nel Centro-Nord e -3,3% nel Sud) per effetto, innanzitutto, della forte contrazione attesa nel volume di occupazion, emerge ancora dal rapporto della Svimez. La minore caduta osservata nel reddito disponibile meridionale è in parte da attribuire alla spinta di segno opposto delle prestazioni sociali, caratterizzata da un peso comparativamente maggiore, componente nella quale confluiscono gran parte delle misure di sostegno al reddito implementate dalla politica nazionale. L’effetto congiunto del blocco produttivo, della perdita di reddito e di comportamenti di spesa fortemente prudenziali trova riflesso in una contrazione consistente dei consumi delle famiglie: – 9,1% al Sud e -10,5 al Centro-Nord. Una contrazione, questa, solo parzialmente controbilanciata dalla spesa dell’operatore pubblico (+1,9% nelle regioni meridionali e +1,3% in quelle centrosettentrionali). All’interno della spesa delle famiglie, in entrambe le macroaree i cali maggiori sono previsti per la spesa in servizi e, di seguito, per quella in beni durevoli. Contrariamente a quanto verificatosi durante la crisi avviatasi nel 2009 e proseguita nel biennio 2012/2013, la spesa per consumi collettivi della Pa si ipotizza accrescersi in misura, rispetto al recente passato, apprezzabile. Ciò risulta particolarmente vero in riferimento alle regioni meridionali, ove questa è diminuita ininterrottamente dal 2011. La caduta in tutte le principali componenti della domanda interna ed estera, unitamente ai problemi di liquidità progressivamente emersi e all’incertezza su tempi ed entità della ripresa è taleda determinare un significativo arretramento nel processo di accumulazione al Sud: -13,0%. Nel Centro-Nord, la componente in macchinari si contrae di quasi il 18%, a fronte del -10.7% nelle regioni meridionali. In entrambe le macro-aree il rapporto investimenti/prodotto verrebbe a collocarsi intorno ai valori minimi riscontrabili dal 1980, interrompendo bruscamente il modesto recupero avviato dopo il 2015.
Redazione
Redazione
La nostra linea editoriale è fatta di format innovativi con contenuti che spaziano dalla politica allo sport, dalla medicina allo spettacolo.

Articoli correlati

Ultimi articoli