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Allarme della Cgia di Mestre: “Sino al 31 luglio ci troveremo di fronte ad un vero e proprio ingorgo fiscale per le imprese”

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La sede della Cgia di Mestre
Le scadenze fiscali “spesso sono l’’innesco’ che attiva molte aziende a corto di liquidità a “contattare” o a essere “contattate” dalle organizzazioni criminali, che da sempre possono contare su importanti disponibilità di denaro proveniente da attività illegali”. A sottolinearlo è la Cgia che oggi ha diffuso i dati sulle imprese a rischio. “E da giovedì scorso – 16 luglio – e fino al prossimo 31 luglio, ci troveremo di fronte ad un vero e proprio ingorgo fiscale” evidenzia. La Cgia rileva che “a seguito dello slittamento delle scadenze avvenuto nei mesi scorsi a causa del Covid, salvo cambiamenti dell’ultima ora, saranno ben 246 le scadenze fiscali (Irpef, Irap, Ires, Iva, ritenute e contributi Inps) che le aziende saranno chiamate a rispettare”. “Di queste, il 93,5 per cento riguarda versamenti. Giornate a forte rischio che, speriamo, non vadano ad alimentare il mercato del credito irregolare” auspica la Cgia. Stando all’allarme lanciato dalla Cgia, sono “poco meno di 240mila le imprese italiane che, secondo la definizione della normativa europea, presentano delle esposizioni bancarie deteriorate. In altre parole stiamo parlando delle aziende e delle partite Iva che risultano essere ‘schedate’ presso la Centrale dei Rischi della Banca d’Italia come insolventi”. “Una classificazione -sottolinea la Cgia- che, di fatto, pregiudica, per legge, a questi soggetti economici di accedere ad alcun prestito erogato dalle banche e dalle società finanziarie. Una condizione che, ovviamente, non consente di avvalersi nemmeno delle misure agevolate messe in campo recentemente dal Governo con il cosiddetto Decreto Liquidità'”. “Non potendo ricorrere a nessun intermediario finanziario -segnala il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – queste Pmi, strutturalmente a corto di liquidità e in grosse difficoltà finanziarie, in questo periodo di carenza di credito rischiano molto più delle altre di scivolare tra le braccia degli strozzini. Riteniamo che per evitare tutto questo sia necessario incentivare il ricorso al ‘Fondo per la prevenzione’ dell’usura. Uno strumento, quest’ultimo, presente da decenni, ma poco utilizzato, anche perché sconosciuto ai più e, conseguentemente, con scarse risorse economiche a disposizione”.

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