venerdì, Marzo 29, 2024

John Lennon, quarant’anni senza il più sincero pacifista del XX secolo

“Non ho paura di morire, sono preparato alla morte perché non ci credo. Penso che sia solo scendere da un’auto per salire su un’altra”
(John Lennon, 1969)
La sua scomparsa in maniera così drammatica e violenta è stata senza dubbia la perdita più scioccante della musica del XX secolo. Un vero e sincero pacifista come lui, assassinato senza alcun motivo. Quasi un ossimoro. L’omicidio di John Lennon venne commesso la sera di lunedì 8 dicembre 1980 quando il celebre musicista britannico venne colpito da 4 proiettili sparatigli alle spalle da Mark David Chapman, un fan squilibrato, con una pistola calibro 38 nell’ingresso del Dakota Building, sua residenza a New York City. Lennon era appena tornato da una seduta di registrazione al Record Plant Studio insieme alla moglie Yōko Ono.
Gravemente ferito, Lennon fu dichiarato morto all’arrivo al Roosevelt Hospital. I medici dell’ospedale dichiararono che nessuno sarebbe potuto sopravvivere più di 5 minuti dopo aver sostenuto tali ferite. Poco tempo dopo, delle stazioni radio locali diffusero la notizia della morte dell’ex Beatle, e una folla di suoi ammiratori si riunì nei pressi del Roosevelt Hospital e davanti al Dakota. Il corpo del cantautore britannico fu cremato al Ferncliff Cemetery di Hartsdale (New York), due giorni dopo il decesso; le sue ceneri furono consegnate alla moglie, che scelse di non far celebrare nessun funerale. Il primo annuncio televisivo della morte di Lennon venne dato dal telecronista sportivo Howard Cosell, sulla rete ABC durante una partita di football americano trasmessa in diretta su Monday Night Football.
Chapman ammise la responsabilità nell’omicidio di Lennon e venne condannato a una pena compresa fra 20 anni e l’ergastolo; non è mai uscito in quanto gli è stata ripetutamente negata la richiesta di libertà vigilata; sono state promosse campagne contro la sua scarcerazione.
La cronistoria di quel drammatico 8 dicembre
La fotografa Annie Leibovitz si recò all’appartamento dei Lennon per un servizio fotografico commissionato dalla rivista Rolling Stone. La Leibovitz promise a John Lennon che la foto di lui insieme a Yoko Ono sarebbe finita sulla copertina della rivista, sebbene lei avesse inizialmente cercato di ottenere una foto del solo Lennon. Come riportato dalla fotografa: «Nessuno la voleva in copertina» [riferendosi a Yoko Ono]. Lennon insistette per finire in copertina insieme alla moglie, e dopo aver scattato le foto, la Leibovitz lasciò l’appartamento alle 15 e 30. Dopo la sessione fotografica, Lennon rilasciò al DJ di San Francisco Dave Sholin quella che sarebbe risultata essere la sua ultima intervista, per una trasmissione radiofonica da mandare in onda su RKO Radio Network. Alle 17 e 40, Lennon e Ono, a bordo di una limousine, lasciarono l’appartamento per recarsi ai Record Plant Studios per lavorare al missaggio della canzone Walking on Thin Ice della Ono. Il dottor Stephan Lynn, responsabile del pronto soccorso dell’ospedale, richiamato d’urgenza sul posto di lavoro da casa dopo un turno di lavoro di tredici ore, ricevette Lennon nella sala emergenze del Roosevelt Hospital pochi minuti dopo le 23, quando gli agenti Frauenberger e Moran appena arrivati sul posto, richiesero assistenza urgente per una vittima di numerosi colpi di arma da fuoco. All’arrivo Lennon non respirava e non aveva più pulsazioni. Il dottor Lynn, altri due medici, un’infermiera, ed altro personale medico cercarono di rianimare Lennon per 10 o 15 minuti ma senza successo. Come ultimo tentativo, Lynn cercò di praticare un massaggio cardiaco a cuore aperto sul paziente per stimolare la circolazione sanguigna, ma presto si accorse che i danni erano troppo estesi ed irreparabili.
John Lennon morì presumibilmente alle 23 e 07 e venne ufficialmente dichiarato morto alle 23 e 15. La salma venne trasportata all’obitorio sulla 520 First Avenue dove fu eseguita un’autopsia sul cadavere. La causa di morte riportata sul certificato fu “ipovolemia”, causata dalla perdita di più dell’80% del volume sanguigno a seguito di colpi di arma da fuoco.
Vari testimoni riportarono il fatto che, quando Lennon venne dichiarato morto, una canzone dei Beatles, “All My Loving”, risuonava dagli altoparlanti della radio dell’ospedale.
Quando il dottor Lynn diede la notizia del decesso di Lennon alla Ono, dapprima la donna rispose incredula: «Volete dirmi che sta dormendo, vero?» e poi iniziò a singhiozzare e disse: «Oh no, no, no, no… dimmi che non è vero!» prima di accasciarsi al suolo ed iniziare a sbattere la testa sul pavimento. Yoko si calmò solo quando un’infermiera le consegnò la fede nuziale del marito. In stato di shock, Yoko Ono venne portata via dal Roosevelt Hospital da David Geffen, presidente della Geffen Records. Prima di andarsene, la Ono chiese alla direzione dell’ospedale di non diffondere ai media la notizia della morte di Lennon fino a quando non avesse informato lei stessa il loro figlioletto di cinque anni Sean, che si trovava a casa. Yoko non voleva che il bambino apprendesse la notizia della morte del padre da un notiziario televisivo.
Redazione
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