sabato, Aprile 27, 2024

Alluvione Emilia-Romagna, oltre 15mila gli sfollati. Nel ravennate scarseggiano acqua e cibo

Tra sfollati in centri di accoglienza e residenti costretti da tre giorni a rimanere in casa, diversi comuni dei 9 che compongono l’Unione della Bassa Romagna, 100 mila abitanti in totale su circa 100 kmq dei quali l’80-90 per cento alluvionati, sono alle prese con un grosso problema legato all’approvvigionamento di cibo e acqua, a partire dal comune più piccolo (Sant’Agata sul Santerno, meno di 3.000 abitanti) e forse il più colpito dall’alluvione su tutta la provincia di Ravenna. Sale a oltre 15.000 il numero delle persone che hanno dovuto lasciare la propria casa a causa dell’alluvione in Emilia-Romagna. Gli interventi di assistenza alla popolazione, spiega la Regione, proseguono 24 ore su 24: sono 8.000 quelli che hanno già trovato accoglienza in albergo e nelle strutture allestite dai Comuni: scuole, palazzetti e palestre; le altre hanno trovato sistemazioni alternative (seconde case, amici e parenti). Precipitazioni diffuse sono previste anche sabato sull’Emilia Romagna ed è stata confermata l’allerta rossa per l’area che va da Bologna a Rimini. Piogge più intense, anche in forma di rovescio, sono previste sulle aree appenniniche. Si prevedono nuovi incrementi dei livelli idrometrici sul tratto montano di tutti i corsi d’acqua della Regione, che determineranno poi innalzamenti nei tratti a valle, con occupazione delle zone golenali e interessamento degli argini. Rimane altissima l’attenzione sulle frane. “A Casola Valsenio è un vero disastro, abbiamo 92 chilometri di strade comunali tutte chiuse. A causa delle frane il nostro territorio è isolato dal resto del mondo”. È quanto afferma Giorgio Sagrini, sindaco del paese di 2.500 abitanti sull’Appennino ravennate. “Abbiamo decine e decine di frane e smottamenti in tutto il nostro territorio, che abbiamo monitorato grazie al drone. Ci sono famiglie che sono bloccate nelle loro case fuori dal centro di Casola, altre che le hanno dovute lasciare e aziende agricole rimaste isolate, allevamenti bovini per i quali c’è il problema di come garantire l’approvvigionamento di foraggio e mangimi”.

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