venerdì, Marzo 21, 2025

Report dell’Istat: l’Italia resiste, prima alla pandemia e poi allo choc energetico

È un’Italia nel complesso resiliente quella che emerge dal Rapporto annuale dell’Istat per il 2023, presentato oggi alla Camera. La fotografia dell’istituto nazionale di statistica ritrae un paese capace di resistere alla pandemia prima e allo choc energetico e al conseguente rialzo dei prezzi dopo, con una crescita del Pil nel 2022 (+3,7%) seconda solo alla Spagna tra le maggiori economie europee, e maggiore rispetto a Francia e Germania, trainata soprattutto da costruzioni e servizi. Una tendenza positiva che sembra continuare anche nel 2023 e nel 2024, seppur con percentuali più contenute. Diversi gli aspetti su cui però l’Italia deve compiere dei grossi passi in avanti anche alla luce delle direttrici indicate dal Pnrr e della sua progressiva attuazione, secondo quanto evidenziato dall’Istat. Nel mondo imprenditoriale, ancora caratterizzato dalla forte prevalenza di pmi (solo l’1% è costituto da grandi aziende), diventano di fondamentale importanza l’innovazione, ricerca e sviluppo: in base alle analisi dell’istituto di statistica, le imprese che innovano registrano una maggiore produttività del 37% e se si aggiunge la ricerca e sviluppo si arriva a un +44%. L’altro nodo critico è l’inclusione dei giovani e delle donne nel mondo del lavoro. Su questo fronte si registrano ancora le percentuali più basse d’Europa. Un dato per tutti: la quota dei neet, i giovani che non studiano, non lavorano e non si formano, è al 20%, pari a 1,7 milioni di persone (dopo di noi solo la Romania). L’Istat rileva peraltro come le donne che raggiungono i livelli più elevati di istruzione rimangano più a lungo al lavoro anche dopo aver avuto figli. La partecipazione al lavoro si lega direttamente, come dimostrato dai dati dell’Istituto, a quello della natalità (lo scorso anno si è registrato il record storico negativo inferiore a 400mila nascite) e dell’invecchiamento demografico, che modificano direttamente la struttura del mercato lavorativo. L’Istat propone un approccio qualitativo più che quantitativo al welfare, per consentire alle nuove generazioni di fare scelte genitoriali e progettare il futuro.

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