venerdì, Maggio 17, 2024

La Casina delle Civette, un villino da favola nel cuore di Roma

Un villino che sembra uscito da una fiaba di Walt Disney o da un racconto di Tolkien, intriso di fascino e mistero, con stili diversi che si intrecciano e sovrappongono creando un’atmosfera unica e inconfondibile. La Casina delle Civette, all’interno di Villa Torlonia, è uno dei tanti gioielli della capitale da scoprire e apprezzare in tutta la sua bellezza e particolarità. Il nome è legato alle numerose decorazioni di civette, sia nelle vetrate sia nelle maioliche, tema ricorrente voluto dal principe Giovanni Torlonia che ne fece il suo rifugio personale dal 1908 al 1938 trasformando completamente l’impianto originario dell’edificio, ideato nel 1840 da Giuseppe Jappelli su commissione del principe Alessandro Torlonia. Il villino, infatti, si presentava inizialmente rustico con interni dipinti a tempera ed esterni a bugne di tufo. Conosciuta come “la Capanna Svizzera” per via dell’aspetto simile a quello di un rifugio alpino, costituiva in origine un luogo di evasione rispetto alla residenza principale e ufficiale, nel Casino Nobile. A inizio Novecento, per volere del principe Giovanni Torlonia, nipote di Alessandro, iniziarono i primi cambiamenti con l’introduzione di grandi finestre, loggette, colonnine, porticati, torrette, tetti con maioliche colorate e vetrate in stile liberty che contraddistinguono la Casina e sono uniche nel panorama internazionale. Questa ristrutturazione stravolse totalmente la vecchia architettura portando anche al cambiamento del nome: “La Casina delle Civette”, animale scelto dal principe proprio per il suo significato esoterico, espressione per i greci e i romani della saggezza e della sapienza (la dea Atena, ad esempio, è spesso rappresentata con una civetta su una spalla), ma anche simbolo di chiaroveggenza, sfortuna e morte. All’interno del villino c’è addirittura una stanza dedicata a questo rapace notturno, impreziosita da bellissime vetrate decorate con l’animale stilizzato appollaiato tra tralci d’edera (opera realizzata nel 1918 da Duilio Cambellotti, uno dei maestri dell’epoca in quest’arte), ma la civetta appare già sopra l’uscio dell’entrata. La Casina, durante la seconda guerra mondiale fu praticamente distrutta durante l’occupazione delle forze anglo-americane e, dopo anni di degrado e abbandono, nel 1977 fu acquisita dal Comune di Roma e aperta al pubblico nel 1978. Dopo esser stata ulteriormente danneggiata da un incendio nel 1991, il Campidoglio decise di avviare, nel 1992 un lungo e complesso progetto di restauro che durò fino al 1997.

L’INTERNO

Le vetrate, per la loro bellezza e ricchezza cromatica, sono indubbiamente il segno distintivo della parte interna dell’edificio. Nate tutte nel laboratorio del maestro Picchiarini, tra il 1908 e il 1930, ad opera di Cambellotti, Bottazzi, Grassi e Paschetto, rappresentano la massima espressione dello stile liberty a Roma. Lungo il percorso si possono ammirare 54 vetrate restaurate e ricollocate al loro posto originario; 18 vetrate acquisite ed esposte su dei supporti (ad esempio “i Pavoni” di Cambellotti); 105 bozzetti e cartoni preparatori. Una raccolta unica nel suo genere. Il percorso espositivo, su due piani, si snoda in varie sale  riccamente decorate a partire dal lampadario in ferro battuto a forma di Fenice, simbolo dell’eternità. Dalla Stanza da pranzo, caratterizzata da boiseries su tutte le pareti, al Bagno del Principe, dove ci sono delle bellissime maioliche policrome, dalla Stanza dei ciclamini, così chiamata per il pavimento in marmette di graniglia di cemento con disegni di ciclamini, alla Stanza del Chiodo la cui denominazione deriva dalla grande vetrata opera di Duilio Cambellotti, passando per le stanze della torretta, delle rondini, degli ospiti, del Principe, il salottino dei satiri e delle 24 ore e il fumoir. Un passaggio coperto in legno collega la Casina delle Civette alla Dipendenza, edificio inizialmente destinato alle abitazioni del personale e alle stalle per gli animali da tiro, che ora ospita la Biblioteca delle Arti Applicate, ambienti destinati ad attività culturali e gli uffici del personale del museo. Su uno schermo al primo piano del della Casina vengono proiettate foto, disegni originari, cartoni preparatori e bozzetti che ripercorrono la storia e l’evoluzione architettonica dell’edificio e danno bene l’idea dei cambiamenti strutturali e della vasta opera di recupero intrapresa per restituire a cittadini e turisti questo bellissimo luogo, nel cuore di Roma, che si può visitare dal martedì alla domenica, dalle ore 9 alle 19 (costo del biglietto 6 euro, ridotto 5).

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