
“Negli ultimi 75 anni di storia Repubblicana abbiamo avuto 68 governi con una vita media di un anno e mezzo. Questa è la madre di tutte le riforme che si possono fare in Italia”. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, 10 giorni fa, commentava l’approvazione in Cdm del disegno di legge sulle riforme costituzionali. Ma cosa pensano gli italiani di questo provvedimento? Secondo un sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca Quorum/YouTrend per Sky TG24 per il 53% degli intervistati è molto o abbastanza urgente. Riguardo l’urgenza di una riforma costituzionale, fra gli elettori di centrodestra la percentuale di chi ha risposto “molto/abbastanza” supera l’80%. Fra quelli di opposizione il dato scende intorno al 40%. Quando si arriva a discutere della direzione che dovrebbe prendere una possibile riforma, però, l’elettorato è spaccato: il 25% darebbe più poteri al Governo, il 21% darebbe più poteri al Parlamento, mentre il 32% manterrebbe l’attuale equilibrio costituzionale. Circa la metà degli elettori del Pd e del M5S vorrebbe mantenere la Costituzione così com’è, mentre il 54% di chi vota Fratelli d’Italia darebbe più poteri al Governo e meno al Parlamento. Quasi il 30% degli elettori del M5S darebbe più poteri al Parlamento e meno al Governo. Rilevante è il ricordo del voto al referendum del 2016: chi ricorda di aver votato “Sì” sposterebbe il potere verso il Governo (41%), mentre chi dice di aver votato “No” manterrebbe la Costituzione così com’è (42%) o al massimo darebbe più potere al Parlamento (29%). Fra chi 7 anni fa si è astenuto o non ricorda cos’ha votato il 30% manterrebbe l’attuale Costituzione. Passando alla domanda di verifica della conoscenza dell’attuale meccanismo costituzionale di elezione del presidente del Consiglio, solo il 61% dà la risposta corretta (“È nominato dal Presidente della Repubblica in base alla maggioranza presente in Parlamento”), mentre il 24% dà una risposta errata e il 15% non sa. La maggioranza favorevole all’elezione diretta del presidente del Consiglio si riduce però significativamente dopo che i rispondenti vengono informati che tale istituto non è previsto in nessun’altra democrazia parlamentare: i favorevoli scendono da 54% a 49% e i contrari crescono da 31% a 38%. Infine circa la metà degli intervistati (47%) crede che, se si arrivasse a un referendum sulla riforma costituzionale proposta dal Governo e vincessero i “No”, Giorgia Meloni dovrebbe dimettersi.