venerdì, Maggio 17, 2024

In ricordo di Pietro Alfani

di Angelo Alfani

In un martedì novembrino di oltre vent’anni fa il popolo cervetrano dette l’addio ad uno dei suoi figli migliori :Pietro Alfani. Convinto assertore delle universali idee di giustizia ed uguaglianza, recordman come primo cittadino di Cerveteri, dove giunse, dalla natia Bracciano, poco prima dell’inizio del secolo delle sanguinose guerre, assieme ad un numeroso gruppo parentale. Famiglia di talentosi artigiani del legno (bottai e tinozzari), dai solidi legami con i partiti del movimento operaio da sempre, al punto che una parte dei fratelli e nipoti si iscrisse al Partito comunista d’Italia giusto in tempo per essere bastonati. Nell’ottobre del 1920 la maggior parte delle quattrocento famiglie cervetrane lo elesse sindaco sognando la realizzazione di elementari parole d’ordine : ”La terra a chi la lavora! Mai più guerre”. La completa fascistizzazione del Paese diede il colpo di maglio a quella esperienza. Furono vent’anni neri come la pece, con solidarietà quasi nulla nei confronti dei sempre più rari oppositori. Dopo la caduta formale del regime, luglio 1943,Pietro ritornò a dirigere i suoi concittadini che gli riconoscevano la capacità, in momenti di indicibile dramma, di sapere cogliere germogli di possibile riscatto anche tra gli spasmi plebei di un paese stremato. Un esempio può essere utile per comprendere appieno quel periodo ed il modus operandi di Pietro Alfani. Il problema in quei giorni era la mancanza di cibo: il mercato nero tirava e la farina e l’olio (già scarsi) venivano smerciati nella Capitale arricchendo meschini lucci di lago. Assieme a Toto decise di recarsi con un capiente calesse a Bracciano dove vantava parenti, amicizie e soprattutto credito. Riuscì a convincere il molinaro e, caricati molti sacchi, riprese la strada di casa. La distribuzione della farina in piazza fu equa e generosa: ad ognuno secondo le sue necessità, questa la regola. Trascorsero poche settimane che camionette e sidecar tedeschi salirono in collina levandoselo di nuovo di mezzo. Tornò Commissario Prefettizio nell’immediato dopoguerra, fino alle elezioni del 1946. Venne rieletto nel maggio del 1956 e poi di nuovo nel 1960. Morì da sindaco. La maggior parte delle foto che si snodano lungo l’articolo costituiscono il reportage del suo funerale, un rito civile-religioso tra i più partecipati del secolo scorso. Ebbe luogo un martedì pomeriggio, quasi al buio per l’ora tarda, accompagnato da una tramontana che tagliava la faccia ed intirizziva le orecchie. Esattamente il 31 Ottobre il sindaco PIetro era stato colto da ictus durante la premiazione di scolaresche ladispolane nella giornata mondiale del risparmio. Proprio mentre una bambina gli porgeva un mazzo di fiori il vecchio socialista cadde sul piancito del palco. Fu portato nella sua abitazione alla Boccetta: dopo meno di una settimana rassegnò la sua anima a Dio. La città di settemila e poco più persone rimase attonita. Non voleva crederci. Fu su iniziativa della moglie del suo nipote preferito, Checchino, che si decise di esporre la salma nella sala consiliare vista la impossibilità a gestire la significativa affluenza in casa. Riporto il resoconto dei giornali dell’epoca che assieme alle foto sono emblematiche di quella triste giornata. Il palazzo comunale di Cerveteri, con la bandiera a mezz’asta in segno di lutto, ha accolto per l’ultima volta il suo sindaco, Pietro Alfani. Le sue spoglie mortali, traslate in forma privata dall’abitazione dello scomparso verso le 13, sono state composte nella sala consiliare, trasformata per l’occasione in camera ardente, su di un catafalco coperto ed ornato da enormi drappi neri. Subito dopo la salma, vegliata dai familiari e dai vigili urbani, è stata meta di un ininterrotto pellegrinaggio da parte del popolo cervetrano e delle frazioni limitrofe di Ladispoli, Cerenova, Ceri, Sasso, nonché di molte personalità giunte da fuori per tributare l’estremo saluto a questo uomo buono, amato e stimato da tutti anche dai nemici politici. Il suo volto immobile e sereno ispirava ai visitatori ,che sostavano in silenzio, profonda commozione e rispetto. Rispetto alla giustizia, rispetto all’onestà, rispetto alla saggezza con cui, in qualità di primo cittadino, ha retto le sorti di questo Comune più volte durante la sua vita. I familiari, prima nella loro abitazione poi nella sala consiliare, hanno ascoltato con animo commosso le parole di cordoglio e di conforto di quanti l’avevano conosciuto e stimato. Ad essi sono pervenute tra le altre le condoglianze del Prefetto di Roma. Alle ore 17 la salma veniva portata a spalla in chiesa per le esequie religiose e quindi, attraverso due ali imponenti di popolo, il corteo funebre muoveva verso il cimitero, dove la salma è stata inumata nella tomba di famiglia. Molte le personalità presenti e numerosissime le corone dei familiari, della Giunta e del Consiglio Comunale, degli impiegati del Comune, della Pro Loco Ladispoli, dei partiti della maggioranza, degli operai della fornace e , bellissima, quella della famiglia Ruspoli. “Non è morto il Sindaco di Cerveteri. È morto Pietro Alfani. Non è morto l’antifascista Pietro Alfani. È caduto un simbolo, è finita una istituzione. È morto un uomo d’antico stampo. Si è conclusa un’epoca per Cerveteri”.

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