mercoledì, Maggio 15, 2024

Roma, nella scuola dove si insegnano le emozioni. Il preside:”Un baluardo di tenerezza”

La bellezza e l’educazione alle emozioni per sradicare la violenza di genere e l’aggressività già nell’età della scuola primaria. ‘Scegliere la carezza al posto di un pugno’ e rendere la scuola baluardo di tenerezza. E’ la scommessa che Giovanni Cogliandro, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo W.A.Mozart nella periferia romana, ha fatto con se stesso e porta avanti dal 2020, anno in cui, nel suo istituto, ha iniziato un progetto di educazione alla bellezza e alle emozioni.Dopo l’ennesimo femminicidio che ha visto come vittima Giulia Cecchettin, Cogliandro racconta il lavoro che da anni porta avanti nella sua Scuola. “C’è una scarsa attenzione all’emotività e questo viene sottolineato sempre dopo eventi drammatici, come l’uccisone di Giulia.  Ma parlarne dopo la morte di una ragazza è già tardi. Una cosa ci è chiara: la violenza esplode tra gli 11 e 12 anni”. “Come insegnanti vediamo ogni giorno la non accettazione di sé. Del proprio corpo. Della propria famiglia o della propria situazione economica che spesso si tramuta in frustrazione”, precisa Cogliandro che in questo vede anche la forte responsabilità dei social network dove “c’è una voracità nell’ostentare” e i giovani “diventano vittime di pulsioni”. La bellezza e l’educazione alle emozioni per sradicare la violenza di genere e l’aggressività già nell’età della scuola primaria. ‘Scegliere la carezza al posto di un pugno’ e rendere la scuola baluardo di tenerezza. E’ la scommessa che Giovanni Cogliandro, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo W.A.Mozart nella periferia romana, ha fatto con se stesso e porta avanti dal 2020, anno in cui, nel suo istituto, ha iniziato un progetto di educazione alla bellezza e alle emozioni. Dopo l’ennesimo femminicidio che ha visto come vittima Giulia Cecchettin, Cogliandro racconta il lavoro che da anni porta avanti nella sua Scuola. “C’è una scarsa attenzione all’emotività e questo viene sottolineato sempre dopo eventi drammatici, come l’uccisone di Giulia.  Ma parlarne dopo la morte di una ragazza è già tardi. Una cosa ci è chiara: la violenza esplode tra gli 11 e 12 anni”. “Come insegnanti vediamo ogni giorno la non accettazione di sé. Del proprio corpo. Della propria famiglia o della propria situazione economica che spesso si tramuta in frustrazione”, precisa Cogliandro che in questo vede anche la forte responsabilità dei social network dove “c’è una voracità nell’ostentare” e i giovani “diventano vittime di pulsioni”. Educare alla bellezza, per il preside, vuol dire quindi contrapporre certi valori alla ‘bruttezza’, insegnando il rispetto degli altri e dello spazio che ci circonda, iniziando dai gesti, della parola, e dalla conoscenza di sé. Questo si tramuta in lezioni all’aperto, colloqui assidui con lui e con gli insegnanti, iniziative, come apporre sui vestiti il logo della scuola, per far capire che si è tutti uguali. E nelle scuole medie corsi per la prevenzione del bullismo ed educazione delle emozioni. Bisogna “puntare e incoraggiare la sperimentazione di progetti che portino all’inclusione, già nelle scuole primarie”, ribadisce il preside che ha avviato poi nel suo istituto un vero percorso di ‘scuola terapia’. “Noi portiamo avanti il concetto di cura in senso esistenziale. Ovvero prendersi cura dell’altro. Così dico ai miei studenti: ‘Non ti lascio solo'”.

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