mercoledì, Maggio 8, 2024

Ladispoli, torna a scuola il bimbo iperattivo sospeso per 21 giorni

Il bimbo iperattivo di 6 anni sospeso per 21 giorni da un istituto di Ladispoli (Roma) è tornato a scuola. Il bambino era stato inizialmente sospeso dal 28 febbraio al 21 marzo, e dopo la decisione del Tar di annullare il provvedimento si era presentato a scuola il primo marzo ma non era stato fatto entrare. I genitori avevano così sporto denuncia e chiesto l’intervento del ministro Valditara, che ha deciso l’invio degli ispettori. Prima di rientrare a scuola, il bambino ha chiesto al padre: “Perche’ l’altro giorno non mi hanno fatto entrare?”. Dopo la decisione della scuola di sospendere l’alunno iperattivo, i genitori hanno presentato ricorso al Tar del Lazio, che ha dato loro ragione. E nella sentenza, il tribunale regionale ha chiarito che la scuola, oltre a dover garantire l’immediato rientro in classe dell’alunno, ha anche il dovere di “assegnare al piccolo un numero di ore di sostegno compatibile con la gravità dell’infermità di cui è affetto”. Forte della sentenza, il padre ha quindi accompagnato il figlio a scuola il primo marzo, ma il bambino non è stato fatto entrare. L’uomo si è così presentato dai carabinieri sporgendo denuncia perché “quella scuola nega al bambino il suo diritto allo studio”. E quindi ha lanciato un appello al ministro Valditara perché intervenisse per far rispettare la sentenza. Il ministro dell’Istruzione ha così dato mandato all’ufficio scolastico regionale di avviare gli accertamenti per comprendere il motivo per cui non sia stato garantito il reintegro del bambino a scuola. E ha disposto l’invio di ispettori nella struttura. Il preside, Riccardo Agresti, da parte sua ha fatto sapere di essere “a disposizione della chiarezza e della verità”, e quindi di essere “contento della presenza degli ispettori perché tutti noi siamo certi di avere fatto il meglio proprio per il bimbo”. E ha chiarito che quando ha impedito l’accesso al bambino, non sapeva nulla del pronunciamento del Tar. “Parcheggiata la mia auto ed entrando nel cancello di scuola è arrivata una pattuglia dei carabinieri, per cui ho atteso nel mio ufficio il loro arrivo (papà, bimbo e carabinieri). Invece poi non è entrato nessuno e sono spariti tutti. Una volta letta la decisione del Tar ho dato disposizioni di non impedire l’accesso ad alcuno”. Secondo il dirigente scolastico, comunque, il punto della vicenda è “semplicemente la famiglia che ritiene la scuola un babysitteraggio e se ne infischia del fatto che altri 21 bambini non stanno imparando a leggere e scrivere a causa della situazione della classe”.

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