I droni che si muovono nella notte: non è la guerra, non siamo in ucraina, non siamo a Kiev. I velivoli azionati a distanza superano il muro di cinta, poi lasciano il loro carico, non di bombe ma di hashish. Via Tiburtina, carcere di Rebibbia, Roma capitale: è qui che avviene la consegna della droga. I mezzi però sono stati avvistati e lo stupefacente recuperato dagli agenti di polizia penitenziaria. Questa volta il tentativo è fallito. Ma non è il primo denuncia il Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria. “Quest’ultimo evento – scrive Maurizio Somma, segretario regionale della sigla sindacale – conferma tutte le ipotesi investigative circa l’ormai conclamato fenomeno di traffico illecito a mezzo droni, favorito – conclude Somma – anche dalla libertà di movimento dei detenuti a seguito del regime custodiale aperto”. Già in passato la camorra aveva consegnato droga e telefoni in varie carceri di Roma come la stessa Rebibbia e Regina Coeli. Eclatante il caso di Frosinone dove un detenuto sparò ad altri 3 con una pistola consegnata sempre attraverso un drone. Per, questo denuncia il Sappe, serve creare un nucleo specializzato di polizia penitenziaria con agenti esperti nell’utilizzo e nella gestione dei droni sia in ottica preventiva che dissuasiva.